Storia di un monumento

STORIA DI UN MONUMENTO

IL MONUMENTO AI CADUTI DI GUALDO TADINO
NELLA GUERRA 1915-1918

 

Il 4 novembre 1918 termina la guerra sul fronte italo-austriaco, pochi giorni prima della conclusione della Grande Guerra.

A conti fatti il tributo pagato dai gualdesi è altissimo: 217 caduti, morti in combattimento, per le ferite, per sfinimento nei campi di prigionia o deceduti dopo la fine della guerra negli ospedali militari e civili o nella propria casa, a causa di riconosciute malattie contratte durante il servizio militare, sessanta vedove, 110 orfani, una massa di mutilati ed invalidi. Numeri devastanti per una cittadina come la nostra, con ovvie ripercussioni umane.

Gualdo Tadino, come tutte le città italiane, si trova a dover affrontare un dopoguerra terribile, intanto, però, bisogna onorare i morti caduti per la Patria.

Il 21 agosto 1919, il Sindaco propone la nomina di un comitato cittadino per l’erezione di un monumento a perenne ricordo dei gloriosi gualdesi caduti. La Giunta comunale delibera di contribuire alla costruzione del monumento con lire 1000.

Il 27 giugno 1921 la Giunta incarica il Sindaco e l’assessore Giuseppe Giubilei di costituire un comitato per l’erezione di un monumento a memoria dei caduti in guerra.(1)

Il comitato è composto da Egidio Pucci, Giuseppe Giubilei, Carini Leonardo, Giovanni Castellani. L’italia è in fermento, la situazione politica cambia radicalmente e il comitato ha vita breve, tanto che il 2 ottobre 1922 venne nominato il nuovo comitato esecutivo costituito da Ettore Liberati, Bonifacio Cajani, Ciro Angeletti, Ruggero Guerrieri, Giulio Pascucci, Fausto Fabrizi e Vincenzo Storelli.

Il 17 novembre 1922 la Giunta unanime esprime “il desiderio di far conoscere al Comitato locale per la erezione del Monumento ai Caduti in guerra, che a tempo debito, per la esecuzione dell’opera, sia bandito un concorso fra artisti umbri e che sia mantenuta la località qui scelta da una apposita Commissione, venuta a Gualdo, per l’erezione del monumento, e cioè Piazza Garibaldi”.(2)

Il 22 settembre 1923, il Comitato per l’erezione di un Monumento ai Caduti, bandisce il seguente concorso:

1 – E’ indetto un concorso per il progetto di un Monumento in onore dei Gualdesi caduti nella Guerra 1915-1918.
2 – Il concorso è libero tra gli Artisti Umbri.
3 – Il Monumento dovrà sorgere nel largo Borgo Stazione, salvo di precisare la sua esatta ubicazione, d’accordo con l’Artista vincitore del concorso, e dovrà contenere nel basamento uno spazio sufficiente ove l’artista possa incidere i nomi dei Morti.
4 – La concezione dell’opera dovrà essere ispirata alle tradizioni dell’arte ed intonata alla località ove dovrà sorgere.
5 – Il materiale di bronzo e lapideo sarà a scelta del concorrente.
6 – Gli artisti partecipanti al concorso dovranno presentare, non più tardi delle ore 18 del giorno 30 novembre 1923, al Presidente del Comitato che ne rilascerà ricevuta:
a) Un bozzetto in gesso dell’opera in scala 1:10;
b) Un particolare modellato in grandezza naturale;
c) Una relazione che spieghi la concezione artistica, specifichi i vari materiali occorrenti e dettagli la spesa che non dovrà superare le lire quarantamila (L. 40.000), escluse soltanto le opere di fondazione che restano a carico del Comitato.
7 – I bozzetti dovranno essere distinti con un motto, ed in busta chiusa, contrassegnata dallo stesso motto, sarà indicato il nome, cognome, e la residenza dell’autore.
8 – Dopo la chiusura del concorso e prima del giudizio verrà fatta un’esposizione pubblica di tutti i progetti per la durata di quindici giorni.
9 – L’esame dei bozzetti sarà affidato ad una Commissione giudicatrice composta da tre valenti Artisti nominati dalla Commissione Esecutiva e residenti fuori dalla Provincia di Perugia.
10 – Al concorrente vincitore verrà assegnata l’esecuzione dell’opera che dovrà essere conforme al bozzetto e nelle proporzioni e col materiale indicato nella relazione di cui al N. 6 – lettera C.
11 – Le modalità di esecuzione e di pagamento, nonché  il termine per la consegna dell’opera verranno disciplinate da apposito contratto, con l’intesa che in ogni caso l’opera stessa dovrà essere consegnata non più tardi del 31 luglio 1924.
12 – Il bozzetto vincitore passerà in proprietà del Comitato. Gli altri bozzetti dovranno essere ritirati entro quindici giorni dalla pubblicazione del risultato del concorso dietro presentazione della ricevuta relativa. Trascorso tale termine il Comitato non risponderà della loro conservazione. (3)

Per la formazione della Commissione giudicatrice, di cui al punto 9, furono invitati tre artisti di fama internazionale: Cesare Bazzani, Vito Pardo e Duilio Cambellotti.


Cesare Bazzani
(Roma
, 5 marzo 1873 – Roma, 30 marzo 1939)

Accademico, fu uno dei maggiori e più prolifici artefici dell'architettura pubblica italiana del primo Novecento.
La Vittoria dei concorsi “fiorentini” per la facciata di S. Lorenzo nel 1905 e per la  Biblioteca Nazionale Centrale nel 1906, il Gran Premio Reale vinto a Milano
nel 1906 e la vittoria del concorso per la Galleria d'Arte Moderna della capitale nel 1908, lo portò prepotentemente alla ribalta nazionale, dando una decisa accelerata alla sua prestigiosa carriera d'architetto, costellata di eminenti incarichi pubblici.(4)


Vito Pardo
(Venezia, 25 marzo 1872 – Roma, 1933)

Allievo di Antonio Dal Zotto e di Giulio Monteverde, amico di Giovanni Pascoli e di Olindo Guerrini. Dal 1905 è professore onorario dell'accademia delle Belle Arti di Urbino. Tra le sue opere, presenti sia in Italia che all'estero, merita di essere ricordato il Monumento Nazionale delle Marche a Castelfidardo (AN),  realizzato in bronzo fuso a cera persa per commemorare il cinquantenario della la vittoria dell'esercito piemontese, comandato dal generale Enrico Cialdini, su quello pontificio nel 1860. (5)


Duilio Cambellotti
(Roma, 10 maggio 1876 – Roma, 31 gennaio 1960)

Apprende i primi rudimenti dell'arte nella bottega del padre Antonio. Tra il 1901 e il 1902 è fra gli artisti selezionati per illustrare la Divina Commedia edita da Vittorio Alinari. Dopo la guerra si dedica con successo anche all’attività scultorea e negli anni 1918-1920 nascono alcune delle sue più importanti creazioni, ispirate ai temi della campagna romana. Moltissime sono le commissioni per monumenti commemorativi e per incarichi pubblici, tra i quali il Palazzo della Prefettura a Ragusa e il palazzo del Governo a Latina. (6)

Il 6 gennaio 1924 la Commissione giudicatrice si  riunisce per esaminare i 12 bozzetti presentati. Tra essi la Commissione ha rilevato diversi lavori pregevoli, deliberando di richiamare gli autori ad una nuova prova, nella quale si dovrà tener conto di alcuni consigli dati dalla commissione e presentare maggiori dettagli esecutivi. Tra gli autori richiamati alla prova successiva, figurano anche i gualdesi Siro Storelli e Giuseppe Pericoli, autori dei bozzetti segnati coi motti “Vittorio Veneto n. 3” e “Roma”. (7)

L’esecuzione dell’opera è assegnata  allo scultore tuderte Enrico Quattrini, vincitore del concorso.


Enrico Quattrini
(Collevalenza, 24 dicembre 1864 – Roma, 26 aprile 1950)

Appena adolescente entra all’Istituto Crispolti di Todi, ove si mette in luce per il suo ingegno. Il direttore dell’istituto, don Luigi Cripolti, è sorpreso dalla bravura del ragazzo tanto da segnalarne il valore al sindaco di Todi., In seguito il Municipio di Todi finanzierà i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia con un contributo mensile di 25 lire.
Dopo aver conseguito il diploma di scultore all'accademia, nel 1884 si trasferisce a Roma dove trova un ambiente artistico in fermento. In questi anni conosce scultori come Ettore Ferrari, Ettore, Ximenes, Giulio Monteverde, Emilio Gallori ed inizia la sua carriera che lo porta a conoscere Papa Benedetto XV. Il pontefice, incantato dalle doti artistiche di Quattrini, gli regala lo studio di Antonio Canova e nel 1913 gli commissiona il monumento funebre del cardinal Rampolla eretto nella basilica di S. Cecilia in Roma. Nel 1919 Quattrini modella il monumento a Benedetto XV di Istanbul.
Nel 1922
riceve la visita del nuovo pontefice Pio XI che gli affida la realizzazione del suo primo busto celebrativo che va nella Pinacoteca vaticana. Il rapporto tra i due si intensifica e Quattrini realizza molti altri busti che vanno ad adornare il Laterano e altri edifici ecclesiastici sparsi per la penisola e all'estero. Nel 1927, su commissione del senatore Beltrami e di Mons. Gammatica, realizza la statua bronzea all’Ambrosiana di Milano.
Pur vivendo regolarmente nella capitale mantiene vivo il suo rapporto con la regione natia realizzando vari monumenti commemorativi. (8)


Il bozzetto in gesso presentato da Enrico Quattrini (9)

Mancano i soldi, i problemi sono immensi, le incomprensioni si accumulano tanto che il 24 maggio 1924, a causa delle dimissioni del presidente del comitato e di altri membri, venne formato un nuovo comitato formato da Fausto Fabrizi, Pico Discepoli Giuseppe Fedeli, Giulio Pascucci e Giovanni Tei.

Il 1° giugno 1924, in occasione dell’inaugurazione presso l’Istituto salesiano del “Parco delle Rimembranze”, dedicato agli ex-allievi caduti in guerra, “nel primo pomeriggio è benedetta l’area di Piazza Garibaldi dove dovrebbe sorgere il monumento ai caduti”. (10)

Un anno dopo la benedizione dell’area la situazione è ancora da definire per mancanza di soldi. L’unica strada percorribile, viste la drammatica situazione economica del comune, è quella di una raccolta dei fondi necessari attraverso una sottoscrizione popolare.

L’11 luglio 1925 la sezione Combattenti e Reduci organizza una lotteria e il comune acquista cartelle per un importo di lire 12.000. (11)
Si stampano anche 3000 cartoline raffiguranti il bozzetto presentato da Enrico Quattrini da mettere in vendita a L. 0,25.

Ormai tutto sembra pronto per procedere alla realizzazione del Monumento ai Caduti ma le mutate condizioni politiche determinano ritardi e gravi incomprensioni. Il 27 dicembre 1925 viene sciolto il Consiglio comunale e arriva a Gualdo il commissario prefettizio Paolo Spetia. I membri del Comitato a suo tempo individuati sono ormai fuori dai giochi politici e in pratica tutta l’operazione si blocca.

Il regio commissario prefettizio Luigi Lacquaniti, subentrato a Paolo Spetia, vista la situazione di stallo, prende energicamente in mano  la situazione decidendo di modificare il comitato ampliandolo con la nomina di numerosissimi nuovi membri. Degli originari componenti il comitato solo tre membri risultano confermati.
Il 13 aprile 1926, il Commissario Prefettizio:
“Ritenuto che pur risultando dai vari atti extralegali che in questo comune sia stato formato il Comitato Generale e quello Esecutivo Pro Monumento ai caduti in guerra, pure non vi è un provvedimento dell’Autorità Municipale di nomina dei rispettivi componenti. Tutto ciò ha prodotto una serie d’inconvenienti anche d’ordine politico, che oggi non sarebbero più tollerati.   
Che perciò si è ritenuto interpellare per semplice deferenza il  Comitato Esecutivo sulla necessità di ampliarlo e provvedere alla nomina di altri membri del Comitato Generale, integrandolo con persone rivestite di pubblica autorità e con altri benemeriti cittadini”. 
DETERMINA
Il Comitato generale per l’erezione del Monumento ai Caduti in guerra rimane definitivamente composto dalle seguente persone…”. (12)

Non finisce qui, non tutti intendono far parte del comitato, ma il commissario prefettizio Luigi Lacquaniti è un treno in corsa e vuole definire la situazione, per cui il 25 aprile 1926 convoca l’Assemblea Genarle e nomina d’ufficio i membri del comitato per l’erezione del monumento ai caduti. Vengono nominati: Alfrado Santarelli, Umberto Sergiacomi, Augusto Depretis, Rodolfo Ribacchi, Ruggero Guerrieri, Dario Liberati, Fausto Fabrizi, Pico Discepoli, Givanni Tei, Giuseppe Fedeli.

Finalmente si comincia a intravedere il traguardo.

Il 4 luglio 1926, il commissario prefettizio Luigi Lacquaniti posa la prima pietra del Monumento ai Caduti in Guerra.
“La giornata ha avuto inizio nelle sale del Municipio, con il ricevimento di un numeroso stuolo di Autorità e di invitati, ai quali è stato offerto un vermouth d’onore poi un lunghissimo corteo, preceduto da musiche, ha sfilato per le principali vie della città, ornate ai balconi di bandiere e di drappi; subito dopo, in Piazza Garibaldi, si è effettuata la cerimonia del sotterramento della prima pietra del Monumento, e della benedizione di questa per opera del nostro Vescovo mons. Cola.
In Piazza Garibaldi, davanti a enorme folla, ha pronunciato il discorso ufficiale interrotto da continui applausi l’egregio nostro R. Commissario avv. cav, uff. Luigi Lacquaniti seguito poi da mons. Vescovo e dal sotto Prefetto di Foligno.
Festeggiatissimo fu il Regio Commissario Lacquaniti per aver finalmente avviata a compimento la vecchia pratica del Monumento ai Caduti, da lungo tempo passata quasi in dimenticanza”. (13)

Non mancano i normali momenti di "crisi" con lo scultore che batte cassa

e il commissario prefettizio determinatissimo a portare a termine l'opera...

Il 26 febbraio 1927 il commissario prefettizio Luigi Lacquaniti delibera di affidare allo scultore Prof. Quattrini l’esecuzione di un tripode in bronzo e di due stemmi, pure in bronzo, da applicarsi al Monumento per i caduti in guerra, per il pattuito compenso di L. 8000. Mancano ancora alcuni dettagli per completare l’opera, la targa in marmo e le catene di recinzione, che vengono affidate Federico Colasanti & figli, di Terni, per una spesa di L. 1.000.

Come si dice… il paese è piccolo, la gente mormora. Il prof. Quattrini ha già eseguito l’opera che deve solo essere trasportata a Gualdo Tadino, i lavori preparatori sembra che debbano cominciare domani, dopodomani... ma tutto sembra fermo. Forse qualche soldo è sparito? Il commissario prefettizio Luigi Lacquaniti, vero artefice della realizzazione del monumento fa stampare un manifesto rendicontando la sua gestione, iniziata il 10 febbraio 1926, fino al 31 marzo 1927. vedi allegato 1

L’attività del commissario prefettizio è testimoniata da tutta una serie di lettere di richieste di chiarimenti, solleciti, spiegazioni, richieste, al prof. Quattrini. Quando tutto sembrava fermo il commissario è riuscito a rimettere in breve tempo le cose nella giusta direzione. A titolo di curiosità vedi allegato 2-1 e allegato 2-2 consistente nelle lettere inviate dal prof. Quattrini al commissario prefettizio che lo “marcava stretto”.

Sempre a titolo di curiosità  vedi allegato 3 con i progetti del basamento e la forma delle catene.

 

 

 


Benedizione della prima pietra  (14)



Posa della prima pietra  (15)

Lo sculture Quattrini propone di impreziosire il monumento ai caduti con un tripode in bronzo,  con lo stemma del Comune e del Littorio, sempre in bronzo. La spesa aggiuntiva richiesta dallo scultore è di lire 8.000. Con Delibera Commissariale del 26 febbraio 1927 viene approvata l’ulteriore spesa. Il giorno dell’inaugurazione verrà corrisposta al prof. Quattrini la somma di lire 5.000 e le restanti lire 3.000 da pagarsi entro il 31 agosto agosto 1927. Nel frattempo il Governo emana disposizioni per la destinazione dei fondi ricevuti dai comuni per onorare la memoria dei caduti in guerra. In pratica si chiede “meno monumenti” e più opere sociali. Il 13 aprile il Podestà prende atto che l’opera aggiuntiva è ormai terminata  e non è possibile ottemperare alla richiesta governativa, per tale motivo determina di confermare ed approvare le precedente deliberazione del Commissario Prefettizio.


Il Monumento ai Caduti, viene inaugurato il 5 giugno 1927 in piazza Garibaldi. Negli anni '60 il Monumento fu trasferito ai Giardini di Largo Porta Romana e posizionato di fronte alla scalinata d'ingresso da Viale Giorgio Mancini.


Viglilia dell'inaugurazione (16)


Formazione del corteo in piazza mercato (17)


Inaugurazione del monumento ai caduti (18)

Quella che segue è la cronaca di Salvatore Sibilia, direttore de “L’Assalto”, che dedicò all’evento l’intera prima pagina dell’edizione di martedì 7 – mercoledì 8 giugno, 1927:

Gualdo Tadino inaugura con fede di popolo il
Monumento ai suoi figli Caduti in Guerra

Siamo entrati in paese quando già per le vie c’era tutto un movimento di festa: il magnifico portale della chiesa di San Francesco, le bifore severe del palazzo della pinacoteca e il rosone, delicato come un merletto, del duomo …. quegli arenghi che sono il più bel ricordo e il più vivo documento di ogni forza paesana e di ogni intelligenza civica.
E un Arengo davvero, pareva Gualdo l’altro giorno: non più tumultuante di guerra e di odii, ma un arengo operoso nel quale i cittadini si davano il reciproco augurio francescano della pace e della bontà. Popolani da ogni dove, vestiti a festa e bimbi. Soprattutto bimbi vestiti a festa con camicie nere, con il fez nero dei balilla: un esercito di gente nuova con nel sangue i germi della storia antica e della volontà di domani. E una grande bellezza femminile sparsa per ogni dove: bellezze che  occhieggiano dai balconi e dalle finestre, bellezze che s’affacciano sulle porte dei negozi, bellezze che camminano, vestite a festa, con tanto di orecchini “pendentis” per le vie, e per le piazze.
Ho l’impressione che Gualdo abbia – se non le più belle di tutta l’Umbria – certe donne bellissime che assommano in sé stesse i lineamenti della grazia e i segni della robustezza.
Intanto, per le vie, sfila un corteo: quest’abitudine dei cortei potrebbe sembrare un pretesto di esibizione: ma non lo è. E’ una rassegna di tutte le forze. E questi cortei paesani, io li preferisco a quelli cittadini perché hanno, forse, più carattere, più spirito, più verità, più significazione.
Da Perugia sono venute parecchie persone: il vice-prefetto commendator Di Salvo e la gentile signora, il vice-podestà cav. Uff. Guglielmo Donnini in rappresentanza del Comune, con la signora, con la gentile figliuola Maria e con il figlio Rolando, il tenente colonnello Scaramboni del 51 reggimento fanteria in rappresentanza della Divisione militare – il centurione Di Prospero in rappresentanza del generale Cassinis, la presidenza dell’associazione nazionale madri e vedove dei caduti con la dott. T. Menzinger baronessa di Preussenthal, con la segretaria signora Zaira Rocchi, con l’economo rag. Vittorio Imperiali e con la signora Niccolina Silvestrini che porta la bandiera della sezione – il conte dott. Nicolò Venerosi-Pesciolini senatore comandante la coorte forestale dell’Umbria e delle Marche – il dott. Rag. Giuseppe Guerrieri – l’avv. Angelo Guerrieri – il M. Travaglia – il dott. Cav. Anacleto Ambrosi – il cavaliere del lavoro Giovanni Cerquetti – la signora Tega e il figliuolo Enzo – il collega Franco Pasquali de “Il Popolo d’Italia” – il prof. Guido Boccolini segretario provinciale dell’ONB – il dott. Cav. Picucci direttore della Banca d’Italia. Mons. Nicola Cola vescovo di Nocera e Gubbio – il direttore del collegio salesiano dott. Ernesto Berta – il provveditore agli studi per l’Umbria comm. Luigi Parmeggiani – il segretario politico del Fascio dott. Raffaele Vecchiarelli – l’organizzatore dei sindacati sig. Manocchia e molte signore: sig. Valentina Travaglia – signora Francesca Cerquetti - signora Giuseppa Sergiacomi -  il comm. Francesco Cajani – il generale Bonifacio Cajani e altri.

Per primo prende la parola l’avvocato Umberto Sergiacomi Podestà di Gualdo Tadino “Italiani…… che le eroiche gesta venissero eternate sulla pietra e sul bronzo, e fece sorgere in ogni lembo d’Italia un monumento, che non è altro che un tratto d’unione tra noi e i posteri, non è altro che una pagina incancellabile della nostra storia, tramandata dalle generazioni operanti alle generazioni future, e sulla quale è scritto che questi furono i nostri eroi…”. Gli amici che attorniano il cav. Uff. Donnini – non appena son cessati gli applausi per l’avvocato Sergiacomi – gli chiedono di parlare e il cav. Uff. Donnini finisce per cedere alle vivissime insistenze:
“…immolando la vita nel più bel fiore della loro giovinezza, delle loro più ardenti speranze. Un insigne artista, figlio anch’esso della nostra Umbria, il professore Enrico Quattrini, ha ben espresso il pensiero vostro, traducendolo in una simbolica rappresentazione, indicante la virtù e il sacrificio. Stringiamoci tutti, con umiltà e spiriti commossi e grati, dinanzi a questo simbolo. Esso ricorderà quotidianamente a coloro che ancora sentono aperta la ferita nei loro cuori dolenti per tante perdite amarissime e gloriose, i loro adorati indimenticabili cari. Ricorderà quel simbolo, nel volgere dei secoli, alle generazioni che si succederanno la storia del nostro risorgimento immortale. Siano benedetti i nostri caduti.”

Intanto tra il suono degli inni, cade la tela che copre il monumento e ci troviamo, così, innanzi all’opera d’arte che s’offre al giudizio e all’ammirazione. Bisogna subito dire che Enrico Quattrini – scultore umbro – ha composto un insieme assai vivace e assai nuovo. Le autorità e la folla si sono addensate intorno al gruppo e lo hanno, subito, giudicato come un’opera d’arte riuscitissima che porta decoro al paese.

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(1)  ASCGT, Estratti delibere consiliari, anno 1921
(2)  ASCGT, Estratti delibere consiliari, anno 1922
(3)  L’Unione Liberale, 23 settembre 1923
(4)  http://it.wikipedia. org
(5)  http://it.wikipedia. org
(6)  http://it.wikipedia. org
(7)  L’Assalto, 7 gennaio 1924
(8)  http://it.wikipedia. org 
(9)  Archivio Christian Severini
(10)  Daniele Amoni, Gualdo Tadino 1921-1946, dal fascismo alla repubblica,  Città di Castello 2011
(11)  ASCGT, Estratti delibere consiliari, anno 1925
(12) ASCGT,
Gestione straordinaria del Commissario avv. cav. uff. Luigi Lacquaniti, 1926
(13) L’Assalto, 9 luglio 1926
(14) Archivio Panunzi
(15) Archivio Panunzi
(16) Archivio Panunzi
(17) Archivio Panunzi
(18) Archivio Panunzi