Prigionieri a Gualdo Tadino
PRIGIONIERI AUSTROUNGARICI A GUALDO TADINO
La convenzione stipulata all'Aia nel 1907, relativa ai prigionieri di guerra, nell'articolo 6 aveva considerato l’opportunità da parte dello Stato belligerante di utilizzare i prigionieri di guerra per lavori pubblici o privati:
«Lo Stato può utilizzare come lavoratori i prigionieri di guerra, secondo le loro capacità ed attitudini, ad eccezione degli ufficiali. Questi lavori non devono essere eccessivi ed avere alcun rapporto con le operazioni di guerra. I prigionieri possono essere autorizzati a lavorare per le amministrazioni pubbliche o private, o autonomamente. I lavori prestati per lo Stato sono pagati con la stessa tariffa in vigore per i militari dell'esercito nazionale che dovessero eseguire gli stessi, o, se tale tariffa non fosse calcolabile, con un compenso idoneo alla prestazione offerta. Quando i lavori sono eseguiti per conto di amministrazioni pubbliche o privati, le condizioni di pagamento sono regolate dall'autorità militare. II salario dei prigionieri contribuirà a migliorare la loro condizione e la parte avanzante sarà loro restituita al momento della liberazione, salvo sottrarre le spese di mantenimento».
Soltanto nella primavera del 1916 le autorità italiane decidono finalmente di avvalersi della facoltà prevista dall'articolo 6 di impiegare i prigionieri di truppa (mai gli ufficiali) in lavori esterni al campo. In data 25 maggio, infatti, il ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, diramò una circolare ai prefetti in cui si prescrivevano le norme concordate con la Commissione prigionieri di guerra per l'impiego dei prigionieri in lavori agricoli e industriali da eseguire per conto di privati o di enti locali. Tale impiego assumeva carattere d'eccezionalità e veniva sottoposto alla rigida condizione di non entrare mai in concorrenza con la manodopera nazionale. Le domande dovevano essere inviate al ministero col parere delle autorità politiche locali e l'indicazione del numero di lavoratori richiesti. Una volta ottenuta la concessione, i prigionieri sarebbero stati inviati a svolgere le mansioni lavorative in gruppi non inferiori a 100 con la scorta di un ufficiale e 24 uomini di truppa. (1)
Il 22 ottobre 1916, la Giunta di Gualdo Tadino, d’accordo con il Consorzio Agrario e la presidenza della comunanza agraria “Appennino Gualdese”, chiede al Ministro dell’Agricoltura l’invio di duecento prigionieri di guerra, per adibirli al rimboschimento delle vastissime zone appenniniche in gran parte spoglie di piante boschive, nonché per tutte le altre opere tendenti a migliorare la viabilità di dette zone e per destinarli, occorrendo, ai lavori agricoli dove la mano d’opera locale dei contadini si manifestasse deficiente, assumendo a carico del comune le forniture del locale e della paglia per i dormitori dei prigionieri stessi.
In pratica il Comune utilizza i prigionieri di guerra per la realizzazione di opere pubbliche e il relativo compenso viene direttamente incassato dal Distaccamento Prigionieri di Guerra.
La sede scelta per ospitare i prigionieri di guerra è il Convento della Santissima Annunziata dei Frati Francescani Minori, comunemente chiamato dalla popolazione Convento dei Zoccolanti. L’accordo prevede che, oltre alle spese necessarie per il ricovero dei prigionieri, siano a carico del Comune e dell’Appennino Gualdese le opere murarie essenziali a rendere fruibile il fabbricato alla sua nuova destinazione d'uso.
I mandati di pagamento (esercizio 1917), rilasciati da Marino Guerra, Esattore-Tesoriere del Municipio di Gualdo Tadino, chiariscono la tipologia degli interventi di adeguamento del fabbricato:
Mandato n. 415 - Lire 493,43 a Teodori Raniero
Lavori di costruzione di una capanna per cucina, di chiusura loggiato cortile interno convento Zoccolanti ecc., ad uso prigionieri guerra, e per spesa relativo materiale – (spesa per 1/2 rimborsabili dall’Appennino Gualdese).
Mandato n. 736 - Lire 122 a Mari Luigi (fornacciaro) e Tomassini Calisto
Per: calce idraulica, coppi e mattoni occorsi al convento Zoccolanti per l’alloggio dei prigionieri.
Mandato n. 803 - Lire 400 a Marino Guerra
Quota a carico del comune per la spesa occorsa per la linea elettrica dall’ospedale Calai al convento dei Zoccolanti e per l’importo dell’impianto elettrico nell’interno del convento, il tutto per uso dei prigionieri di guerra (l’altra metà resta a carico dell’Appennino Gualdese).
Altre spese varie, desunte dai mandati di pagamento:
Mandato n. 404 - Lire 9 a Vecchiarelli Emiliano
Prezzo di due recipienti metallici necessari per attingere acqua nel pozzo dell’accantonamento prigionieri di guerra.
Mandato n. 421 - Lire 23,80 a Traversari Enrico
Pranzo offerto dal comune agli ufficiali del distaccamento prigionieri di guerra e al Capitano Senatore Faina sovraintendente ai lavori agricoli dei prigionieri stessi, in tutta l’Italia.
Mandato n. 594 - Lire 48 all’Amm.ne Calai
Litri 80 di vino somministrati ai prigionieri in occasione dello spegnimento “incendio Brunetti”.
Mandato n. 600 - Lire 89,75 a Vecchiarelli Emiliano
Rimborso spese incontrate per i prigionieri di guerra e la cui metà deve essere rimborsata dall’Appennino Gualdese.
Mandato n. 797 - Lire 92,10 a Vecchiarelli Emiliano
Rimborso specie di alloggio – biancheria – utensili per l’ufficiale dei prigionieri.
Mandato n. 805 - Lire 62,25 al guardiano dei Zoccolanti
Rimborso tasse terreni e fabbricati per i mesi dal giugno al dicembre 1917, gravanti i beni dei Zoccolanti, ora occupati dei prigionieri.
La commissione per i prigionieri di guerra del ministero della guerra, con circolare n. 24112 del 14 novembre 1916, definisce al punto n. 3 la durata del lavoro giornaliero dei prigionieri:
“l’orario di lavoro non dovrà di massima oltrepassare le 10 ore di lavoro. E’ computato come lavorativo il tempo di andata al lavoro e di ritorno agli alloggiamenti; non è invece computato il tempo occorrente alla consumazione del rancio sul posto. E’ vietato il lavoro dei prigionieri nei giorni festivi”.
La stessa circolare, al punto n. 5, quantifica la mercede ai prigionieri lavoratori:
“quando trattasi di lavoro per conto di Amministrazioni pubbliche (Stato, provincie e comuni), eseguiti in economia, la mercede viene stabilita in ragione di 5 centesimi per ogni ora di lavoro, compreso, come sopra detto, il tempo occorrente per recarsi al lavoro e per ritornarne”:
I documenti sotto riportati evidenziano come siano state scrupolosamente seguite le norme di cui sopra.
Il vitto è a carico dell’amministrazione militare, uguale a quello fornito alla truppa dell’esercito italiano, e la preparazione del rancio è fatta dagli stessi prigionieri.
A seguito della rotta militare di Caporetto un parallelo sbandamento civile crea una tragedia collettiva di enormi proporzioni, seicentomila civili sono costretti ad abbandonare improvvisamente le zone invase o minacciate dall’esercito nemico. I profughi assegnati all’assistenza dei comuni della provincia di Perugia sono 6700, provenienti dalle provincie di Belluno, Padova, Treviso, Udine, Venezia e Vicenza.
E’ in questo contesto che il 9 novembre 1917 il Sotto Prefetto di Foligno sollecita il Sindaco di Gualdo Tadino a trovare locali idonei per il ricovero dei profughi friulani. Nella stessa giornata sono convocati molti proprietari di stabili per prendere amichevoli accordi e provvedimenti al riguardo.
L’assemblea chiede di liberare i locali del convento dei Zoccolanti, come si evince dal verbale dell’adunanza al punto n. 2:
2 - Data la difficoltà di poter trovare ambienti vasti e casamenti adatti, si fanno voti perché i prigionieri di guerra che sono attualmente custoditi nel convento dei Zoccolanti, siano trasferiti nella rocca Flea e così nel convento stesso potranno alloggiarsi circa duecento profughi;
La risposta del sindaco è amara:
“...la cosa saliente è che non si potrà avere libero il convento degli Zoccolanti, attendendosi l’arrivo di altri 200 prigionieri”.
Ma come vivono prigionieri di guerra a gualdo?
I rapporti con la popolazione sono buoni e il clima abbastanza sereno, tanto è vero che il sindaco di Gualdo Tadino, Celestino Colini, spesso porta i prigionieri nel suo castello di Crocicchio, in cui aveva loro destinato un vasto locale, affinché potessero cucinarsi i cibi secondo la tradizione della propria terra. (2)
Non si pensi a un clima di generale permessivismo, i tempi sono difficili e le questioni sono affrontate con serietà. Lo stesso sindaco che accoglie i prigionieri nella sua abitazione, indirizza una severa lettera di richiamo a un’insegnante, rea di intrattenere rapporti e frequentazioni con il nemico, uno dei prigionieri austriaci internati di nazionalità croata. (3)
L’epidemia di influenza spagnola, altrimenti conosciuta come la Grande Influenza, nel 1918-19, causa molte vittime tra la popolazione di Gualdo Tadino e non risparmia i prigionieri di guerra. Quello che segue è l’elenco dei prigionieri di guerra austro-ungarici deceduti all’ospedale civile “Calai” di Gualdo Tadino a causa dell’influenza “spagnola”.
Dominic Jan, di Pietr, anni 21, morto il 21-10-1918
Jankowski Jan, di Pietr, anni 41, morto il 24-10-1918
Kilinger Antonio, di padre ignoto, anni 22, morto il 13-10-1918
Konicozny Jozef, di Alessandro, anni 37, morto il 14-10-1918
Kruczek Rudolf, di Jan, anni 24, morto il 18-10-1918
Mayerczeyh Jozef, di Jozef, anni 21, morto il 20-10-1918
Pikulski Jozef, di Wilhelm, anni 43, morto il 19-10-1918
Stojah Peter, di padre ignoto, ani 30, morto il 04-10-1918
Wosnarowicz Stanislao, di Tomas, anni 27, morto il 19-10-1918
Wrich Jan, di Antonio, anni 41, morto l’11-10-1918
Wytrwat Ludwik, di Walenty, anni 45, morto il 19-11-1918
Al termine della guerra i prigionieri finalmente possono ritornare dai loro cari. Lasciano in eredità alla nostra comunità una maestosa distesa di pini neri, curiosamente chiamati anche pini austriaci, straordinario arricchimento della nostra amata montagna.
Cartolina prigionieri di guerra
Distaccamento di Gualdo Tadino
------------------------------------------------------------------
(1) Alessandro Tortato, La prigionia di guerra in Italia 1915–1919, Mursia, Milano, 2004
(2) www.mondimedievali.net, a cura di Daniele Amoni
(3) L’Eco del Serrasanta, n.3 – 13 febbraio 2005
INTERNATI DALMATI A GUALDO TADINO
Immediatamente dopo la fine della guerra, centinaia di civili dalmati, abitanti nelle zone occupate dall’esercito italiano, vengono internati in Italia: l’accusa rivolta è di sentimenti antipatriottici (!). I Dalmati destinati all’internamento in Gualdo Tadino sono 22, tutti provenienti da Sebenico, e più precisamente:
Costantino Krstanovic, Josip Cortellazzo, Uros Desnica, Ivo Katalinic, Marko Erak, Giovanni Smolcic, Ivo Mikulic, Ivo Rendic, Marko Stoijc, Nikola Novakovic, Dusan Jovicic, Urso Dobrota, Bogdan Dobrota, Josip Tancic, Giuseppe Regnes, Simo Mudric, Ante Nizic, Krste Lunara, Benko Smolcic, Nikola Lubatic, Boito Desnica, Ivo Smolcic.
Gli internati sono avvocati, insegnanti, politici, sacerdoti. Bogdan Dobrota, a Sebenico, è ancora oggi ricordato come un grande patriota: “…bio je veliki rodoljub, tako da je mnogo stradao po tudinskim zatvorima i internacijama. Godine uhapsen sa svojim sinom potonjim svestenikom Urosem i interniran u Juznu Italiju pola godine”. Nel 1923, dopo il ritorno in patria, Nikola Novakovic e Uros Desnica vengono eletti deputati al parlamento croato per il distretto di Sebenico.
Il governo garantisce agli internati un sussidio di £ 2 al giorno e assicura un “compenso di £ 2 a notte per persona, per alloggio fornito ai Jugo-Slavi qui residenti”, ai proprietari che si sono resi disponibili ad accoglierli (Adele vedova Bisciaio, Enrico Cusarelli, Enrico Traversari, Elisa Pascucci, Palmira vedova Fedi, Palmira Galli, Emiliano Vecchiarelli).