L'ultimo anno di guerra
L’ultimo anno di guerra
Le limitazioni alimentari determinate dalla scarsità dei prodotti a disposizione e dall’aumento dei prezzi, unite alla lunghezza del conflitto, esasperano la popolazione: quando i fornai pubblicano la nuova tariffa per la cottura del pane, la gente e i bottegai che vendono pane si ribellano; i fornai, convocati dal Sindaco, giustificano l’aumento con il rincaro della legna e delle fascine.
Il paese è in ginocchio. Con Decreto Prefettizio del 16 aprile 1918, è fatto obbligo ai comuni della provincia di ridurre il numero delle fiere e dei mercati. Il Consiglio Comunale il 26 maggio Delibera:
- la soppressione di ogni mercato per i mesi da marzo a settembre;
- di tenere mercato il 1° e il 3° giovedì di ottobre, novembre, dicembre, gennaio e febbraio;
- la soppressione delle seguenti fiere: 8 febbraio, 10 aprile, 31 maggio, 1° luglio, 18 agosto, 23 agosto, 10 settembre, 12 novembre, 13 dicembre.
I prezzi aumentano di settimana in settimana e per arginare la straripante crisi alimentare si interviene di nuovo con la politica dei calmieri:
il 31 gennaio viene fissata la tariffa dei forni per la cottura del pane e il prezzo dello zucchero:
cottura del pane per gli spacci pubblici = £ 3 al quintale;
cottura del pane per le famiglie private = £ 4 al quintale;
zucchero = £ 3,60 al chilogrammo
il 10 marzo il prezzo unitario delle uova è fissato in £ 0,20;
il 16 maggio si determina il prezzo di latte, zucchero e olio:
latte £ 0,50 il litro; zucchero £ 3,70 il chilo; olio £ 4,10 il litro;
il 29 maggio si delibera il prezzo al chilo della carne:
carne bovina = bollito £ 6;
carne bovina = magro £ 8;
pecore e capre = spalla £ 5, coscio £ 6;
agnelli = spalla £ 6, coscio £ 7;
castrati e capretti = spalla £ 7, coscio £ 8;
il 5 giugno ancora il prezzo delle uova, £ 0,30 ciascuna;
il 4 agosto i prezzi di vari generi alimentari:
olio di oliva £ 4,50; lardo £ 8,30; formaggio pecorino £ 6,50; patate £ 0,60; fagioletti di prima qualità £ 0,75; fagioletti di seconda qualità £ 0,50; Pomodori £ 0,50; zucchine £ 0,20; zucche £ 0,10; cavoli £ 0,30; pere di prima qualità £ 1; pere di seconda qualità £ 0,80; pere di terza qualità £ 0,70; susine di prima qualità £ 0,60; susine di seconda qualità £ 0,50; peperoni £ 0,80; cipolle £ 0,40; insalata £ 0,05.
Il deputato del nostro collegio, Alberto Theodoli, il 21 maggio arriva finalmente a Gualdo Tadino. Accompagnato dalla consorte Marchesa Donna Matilde e dalle autorità civili e militari, si reca in municipio dove riceve varie commissioni incaricate di esporre le condizioni e i bisogni della popolazione: condizioni e bisogni che, dopo tre anni di guerra, dovrebbe conoscere benissimo. L’on. Theodoli e la sua signora ripartono per Foligno con la promessa di tornare al più presto in Gualdo per recarsi “nelle vicine frazioni a ripetere il conforto della loro autorevole parola, l’ausilio dei loro benevoli consigli”.
Il malcontento dei gualdesi cresce ogni giorno per la mancanza di farina, di riso e di pasta. La farina distribuita, inoltre, è di pessima qualità e inadatta per farne pasta da minestra.
La giunta comincia a temere una sollevazione di piazza:
“ritenendo che per conseguenza dovendo nutrirsi di solo pane la razione della farina non può essere sufficiente, declina ogni responsabilità sulle conseguenze di tale malcontento e invita il Regio Prefetto a mandare in Gualdo un Commissario pel controllo di quanto si espone”.
Per meglio comprendere le preoccupazioni e l’esasperazione degli amministratori, in merito alle difficoltose operazioni di approvvigionamento e alla pessima qualità della farina distribuita, si trascrivono i seguenti verbali del Consiglio, che riassumono perfettamente la situazione:
Consiglio Comunale del 30 giugno 1918
“ Il Sindaco Cav. Colini Celestino rammenta che disposizioni governative d’indole generale e non suscettibili di modificazione per ragione di eccezione, stabiliscono il quantitativo del grano per ciascuna persona a seconda della categoria cui appartiene.
In conseguenza l’opera possibile per le Amm.ni Comunali è solo quella di potere ottenere l’immagazzinamento del grano assegnato alla popolazione. Da vario tempo questa Amm.ne ricordando le giustificate lagnanze della cittadinanza in questi ultimi mesi pel difettoso approvvigionamento del grano dipendente dalla esportazione dal comune del cereale requisito, fece pratiche per ottenere che il grano del nuovo raccolto rimanesse nel comune nella quantità occorrente alla popolazione, però la Commissione di requisizione militare che è qui di stanza, non avendo altre istruzioni cominciò col dare ordine di portare ai molini Depretis e Ribacchi in questo territorio il grano requisito. Intanto pervenne al comune una domanda degli abitanti del Palazzo e Vaccara per ottenere di riporre in un magazzino da loro fornito il grano necessario per le due frazioni.
Il Sindaco stesso credè opportuno recarsi alla R. Prefettura insieme alla Giunta e al consigliere Bernabei per portare il desiderato della nostra popolazione e per raccomandare l’accoglimento facendo notare che i comuni contermini come Gubbio, Sigillo e Fossato ebbero la concessione di ritirare dai produttori il grano occorrente ai comuni stessi. In una lunga conferenza avuta col R. Prefetto e col V. Presidente della Comm.ne militare per la requisizione dei cereali, la rappresentanza di questo comune potè ottenere intanto la concessione dell’immagazzinamento del grano per le frazioni e la promessa che altrettanto si sarebbe concesso pel capoluogo. Per quanto è in potere della Giunta da le più ampie assicurazioni che nulla sarà trascurato nell’interesse degli amministrati e sarà provveduto perché non manchi la pasta, e s’insisterà perché venga distribuito grano invece di farina. L’abbondante raccolto del grano, del granoturco, delle patate, dei legumi, tanto in Italia che in America, assicura che l’approvvigionamento della Nazione è per l’anno corrente scevro di pericoli e quindi le popolazioni debbono con animo fidente attendere l’opera delle Autorità contribuendo così alla resistenza interna che è il migliore coeficente per la vittoria finale della Patria nostra
Consiglio Comunale dell’8 settembre 1918:
“Il Sindaco Cav. Colini Celestino significa il Consiglio che l’odierna seduta è stata indetta in seguito a preghiera del consigliere Panunzi Pietro il quale presenta il presente esposto del quale si da’ lettura:
- Il consigliere Panunzi Pietro fu Vincenzo espone alla S.V. Ill.ma quanto appresso:
…chiede anche a nome della popolazione che si permetta di somministrare il genere in natura come viene concesso a gli altri comuni, nella quantità prescritta dalla vigente legge e che rimanga bastante fino alla prossima raccolta quella sola quantità personale per l’intera popolazione gualdese. …Per evitare sollevazioni e fastidi che potrebbero portare danno tanto alla popolazione quanto alle Autorità Superiori, il sottoscritto chiede la concessione di somministrare il genere in natura per poi vederselo ridurre in farina da qualsiasi molini a palmenti.
La nostra popolazione espone a mio nome e chiede quella quantità di grano senza reclamare e chiedere non di più di quello che gli è stato prescritto.
Il sottoscritto assicura le S.V. che approvando quanto sopra ho loro notificato non vi saranno lamenti; faccio notare che nei molini a cilindri se questo frumento non viene bagnato, ossia non viene assorbito da un’umidità di circa kg. 8 per ogni kg. 100, non si può portare a ridurre al sistema adatto di raffinamento all’85%, come è disposto dalla vigente legge di requisizione. Per poi ridurre il frumento all’85% bisognerebbe che questo genere venisse in primo luogo fatto nei cilindri dei sunnominati molini a cilindri fatto nei cilindri almeno per , almeno per due volte, senza poi ricorrere ad inumidirlo perché il grano essendo inumidito ogni 100 kg. diminuisce di prodotto di circa 8 kg. ogni 100 kg. e questo rimane a vantaggio di chi è il possessore dei molini Americani.
Assicuro che i molini a palmenti ossia a sistema antico sono più adatti a ridurre la farina a qualsiasi grado di macinazione, ed esente da umidità.
Tanto spera ringraziando anticipatamente.
Delle S.V. Ill.me dev. mo, firmato Panunzi Pietro –
Il Sindaco fa notare che egli d’accordo con la Giunta ha fatto continue prediche presso le competenti Autorità per assicurare alla nostra popolazione tutto il grano e quanto altro è necessario alla popolazione stessa durante l’anno agrario in corso.
Il Sindaco da all’assemblea le più larghe assicurazioni sull’interessamento massimo della Giunta perché gli approvvigionamenti non difettino; principalmente perché sia distribuito grano invece di farina, ma fa notare al sig. Panunzi che il comune non può sostituirsi alla Commissione di Requisizione sul ricevimento, pagamento ecc. e quindi è necessario dovere anche con serenità assoggettarsi a tassative disposizioni di indole generale.
Segue una discussione alla quale prendono parte il Sindaco, gli assessori, i consiglieri Boccolini Enrico, Alberigi Giovanni, Pucci Martino, ed altri. Dopo di che il Consiglio ad unanimità di voti approva il seguente ordine del giorno:
Il Consiglio sentite le dichiarazioni del Sindaco, preso atto dell’esposto del consigliere Panunzi e della discussione avvenuta, emette il seguente voto.
Che il Sindaco e la Giunta insieme alla commissione come appresso facciano presente al Prefetto che la volontà della popolazione è unanime nel richiedere la distribuzione in generi di tutti i cereali in natura escludendo innanzitutto la distribuzione delle farine di grano e di granoturco. Ciò è necessario anche per motivi di ordine pubblico e più che altro per evitare il malcontento dei tesserati o meglio della popolazione lavoratrice che vede una disuguaglianza di trattamento fra gli abbienti che hanno il grano in natura e i lavoratori che sono obbligati a ricevere la farina. Fa anche voti che i molini a palmenti vengano autorizzati alla macinazione dei cereali sebbene sforniti degli apparecchi di pulitura e abburattatura e ciò per ragioni di opportunità per le popolazioni rurali trovandosi molte frazioni in grande lontananza dai centri di macinazione con macchinario prescritto.
Il Consiglio stesso da’ incarico ai consiglieri delle singole frazioni di provvedere d’accordo con il Commissario Prefettizio ai Consumi, magazzini per il deposito del grano requisito occorrente alle frazioni stesse”.
Consiglio Comunale del 6 ottobre 1918
“Il Sindaco ricorda che, il Consiglio in sua adunanza dell’8 settembre 1918, fu nominata una commissione perché assieme alla Giunta avesse fatto pratiche anche personali presso le Superiori Autorità per ottenere tutti i possibili provvedimenti per migliorare il servizio degli approvvigionamenti e più specialmente per ottenere la distribuzione del grano invece della farina come insistentemente reclama la popolazione del comune. Si aggiornò il viaggio della Commissione e della Giunta a Perugia perché in seguito a premure di tutti i sindaci della Provincia adunati a Foligno, si attenderà l’esito delle pratiche con speranza di successo. Intanto però è pervenuto al Commissario Prefettizio dei Consumi, di questo comune, un telegramma del R. Prefetto col quale si avverte che sarà distribuita la farina e non grano.
Urge pertanto che l’Amministrazione e la Commissione si rechino dal Prefetto per insistere sulla distribuzione del grano come ancora si fa in altri comuni vicini.
E’ vero che la farina è assai migliorata e che l’Autorità vigila i molini mandando come ha fatto testè pei molini di Gualdo degli incaricati anche per prelevare dei campioni di sostanze macinate. Ciò non toglie però che si debbano tentare tutte le vie possibili per avere una migliore alimentazione specie in questi momenti gravi per la salute pubblica.
Il Consigliere sig. Panunzi Pietro, ritiene secondo lui che l’autorità del Sindaco dovrebbe bastare per ottenere dalla Prefettura la concessione del grano per la nostra popolazione. Si offre di andare a sue spese a Roma per raccomandare il voto espresso in proposito dall’adunanza dei sindaci in Foligno.
Il Sindaco risponde che l’Autorità Sindacale è ben ristretta in questi momenti. Egli non mancò di telegrafare al Sindaco di Foligno perché avesse fatto premure per l’accoglimento del voto dell’assemblea e che stamattina ha risposto che l’ordine del giorno dell’adunanza fu presentato a S.E. Crespi, a vari Ministri e Senatori…
Nel luglio del 1918 si assiste ad una curiosa disputa tra il clero e l’Amministrazione Comunale.
Il sindaco di Gualdo Tadino presenta al parroco di San Benedetto una sottoscrizione popolare con la quale si chiede di riportare la S. Imagine della Madonna di Loreto alla chiesa di S. Maria di Loreto. La S. Imagine, come ricordato, si trova a San Benedetto dal febbraio del 1915 e avrebbe dovuto essere riportata nella chiesa di La Madonna del Piano solo quando il pericolo per la città fosse terminato. La malizia è evidente nella richiesta di alcuni gualdesi: la S. Imagine non ha funzionato, tanto vale riportarla indietro subito.
Il parroco di San Benedetto, stizzito, più che addolorato, per la richiesta, risponde per le rime:
“Il clero è sempre stato passivo nei trasporti dalla Madonna del Piano in Città. Fu sempre la popolazione che ne faceva richiesta all’Autorità Municipale, Patrona del Santuario, ed anche oggi la detta S. Imagine trovasi qui in seguito a pubblica sottoscrizione partecipataci dal Sindaco con nota del 29 gennaio 1915. Quanto poi al riportarla dalla Città alla sua Chiesa, non vi è stata mai né domanda né voto popolare.
E’ consuetudine antica che portata la S. Imagine in San Benedetto in occasione di pubbliche calamità o per voto popolare, non venga poi riportata alla sua sede se non dopo cessata la calamità, o adempiuto il voto.
Per questa evidente ragione, la S. Imagine portata qui da tre anni in occasione della guerra Europea, non fu ancora riportata alla sua sede, in attesa della pace.
Se però la popolazione vuole davvero che sia riportata anche subito, il Clero ne è indifferente ed è pronto a prestare l’opera sua.
Resta a vedere se i firmatari della petizione, molti dei quali o campagnoli, o minorenni, o non gualdesi di origine, o notoriamente disinteressati di cose religiose, rappresentino davvero la maggioranza del popolo credente della Città, che è il più entusiasta per questa S. Imagine. Saremmo dolenti se senza nostra colpa e contro la nostra volontà si eccitasse qualche movimento in contrario che disturbasse l’ordine pubblico.
Ci sembra dunque più opportuno e necessario che codesta Autorità Municipale, rappresentante ed interprete legittima della popolazione, e tutrice dell’ordine pubblico, decida il da farsi.
Il Clero e particolarmente il sottoscritto nella sua qualità di Parroco, in attesa degli ordini della S.V., declina qualsiasi responsabilità per l’ordine pubblico, e dichiara che se dovrà farsi la Processione di trasporto della S. Imagine, prima che finisca la guerra, l’opera sua sarà meramente passiva e la stessa processione dovrà farsi a richiesta e con direzione e con responsabilità del primo firmatario o di chiunque altro stabilirà la S.V.”.
La popolazione segue con indifferenza la diatriba, dopo tre lunghi anni di guerra è affamata e sogna solo la pace. Una pace sognata da tutti i popoli.
Alla fine di ottobre l’esercito Austriaco cede, di schianto, vinto dalla fame e dalle sofferenze. Alle ore 17 del 3 novembre viene firmato l’armistizio, le ostilità hanno termine alle ore 15 del 4 novembre 1918.
In ogni angolo d’Italia esplode l’entusiasmo popolare.
A Gualdo Tadino, al suono di tutte le campane della città, la popolazione scende in piazza: è un continuo succedersi di dimostrazioni, cortei, imbandieramenti, fuochi artificiali, discorsi improvvisati.
Dall’improvvisato palchetto il poeta Ahasvero, al secolo Giulio Guerrieri, recita:
…mentre gl’imperi crollano, risurgon le Nazioni, e le campane squillano, e tacciono i cannoni.
La guerra è finita, ma i soldati feriti continuano a morire e la popolazione continua ad avere fame.
Il 24 novembre viene celebrato un solenne funerale in suffragio dei caduti in guerra.
A conti fatti il tributo pagato dai gualdesi è altissimo: 217 caduti, morti in combattimento, per le ferite, per sfinimento nei campi di prigionia o deceduti dopo la fine della guerra negli ospedali militari e civili o nella propria casa, a causa di riconosciute malattie contratte durante il servizio militare, sessanta vedove, 110 orfani, una massa di mutilati ed invalidi.
Numeri devastanti per una cittadina come la nostra, con ovvie ripercussioni umane. Per tanti gualdesi la Grande Guerra rappresenta una ferita ancora aperta, basti ricordare i figli degli orfani di guerra nati negli anni ’30-’40-’50, per comprendere come questa guerra sia molto più vicina di quanto possa sembrare.
Gualdo Tadino, come tutte le città italiane, si trova a dover affrontare un dopoguerra terribile, intanto, però, bisogna onorare i morti caduti per la Patria.
Il 21 agosto 1919, il Sindaco propone la nomina di un comitato cittadino “per l’erezione di un monumento a perenne ricordo dei gloriosi gualdesi caduti”. Il comune finanzia l’opera con £ 1000. Occorre innanzitutto trovare i soldi e il comitato, con assoluta mancanza di sensibilità, si rivolge, incredibilmente, alle famiglie dei caduti. Erminia Botticelli, sorella di Giuseppe Botticelli, morto il 26 maggio 1917 sul monte Hermada, scaraventa fuori di casa il delegato del comitato, chiudendo la questione.
In seguito, grazie ad una sottoscrizione popolare e al Comune che copre la differenza di spesa, finalmente cominciano i preparativi per la realizzazione del monumento.