La crisi alimentare

 

La crisi alimentare, requisizioni e razionamento.

 Da principio la distribuzione del grano e della farina alla popolazione è disimpegnata direttamente dal mulino dei F.lli Depretis, i quali si assumono l’impegno di acquistare e pagare anticipatamente al Consorzio Granario Provinciale e distribuire quindi essi stessi (in base all’ordine d’acquisto rilasciato dal comune) il grano e la farina occorrente alla popolazione della città e della campagna. Sono così distribuite, senza preoccupazione ed onere del comune, nei mesi di marzo ed aprile 1917, 566 quintali di grano, quantità questa ben al disotto dell’effettivo consumo ma restante tale perché al rimanente bisogno supplisce, fino ad esaurimento dei suoi magazzini, la solita munificenza di mons. Roberto Calai il quale, officiato appena dal Sindaco, lascia a disposizione del pubblico, ed a mite prezzo, tutto il grano di cui è ancora detentore.
Dovendo garantire all’esercito un quantitativo costante di generi alimentari per le esigenze dei soldati al fronte e per equilibrare il consumo dei generi alimentari all’interno della provincia, il commercio e la distribuzione dei cereali vengono disciplinati da un’apposita commissione di nomina prefettizia: il ruolo delle amministrazioni comunali è solo quello di fornire precise informazioni sulla quantità di frumento e di granoturco presente in paese, verificare la quantità necessaria al consumo della popolazione e ottenere l’approvvigionamento del grano assegnato. I cereali, dopo una totale requisizione, vengono distribuiti esclusivamente dal Consorzio Granario Provinciale.
Il cammino intrapreso con l’intervento governativo sugli approvvigionamenti sfocia quindi in un regime di monopolio che controlla vendite e acquisti attraverso il meccanismo delle requisizioni e del razionamento dei viveri.
La vera gestione governativa/comunale comincia nel maggio del 1917, quando viene precettato il grano e si decide di: “…di invitare tutti i detentori di grano, come all’elenco lasciato dalla commissione militare di Perugia, a portare nei giorni di lunedì e di martedì, 14 e 15 maggio, tutti i loro quintali di cereale al magazzino comunale, sito in un locale sottostante al palazzo Municipale medesimo. La giunta stabilisce pure di aprire un conto corrente colla Banca o con la Cassa locale, allo scopo di prelevare una somma dalle 12.000 alle 15.000 Lire, mediante effetto debitamente firmato dai componenti la Giunta Municipale, per poter pagare il grano di cui sopra”.
La vendita del grano, che nella prima settimana di maggio è di appena 32 quintali, sale ben presto agli 80 e minaccia di superare i 100 quintali settimanali. L’enorme crescita, certo esagerata in relazione all’epoca, e quando è chiaramente accertato che le riserve di molte famiglie non sono completamente esaurite, da’ ragione di sospettare illeciti accantonamenti o più illecite esportazioni di guerra. 
La Giunta comunale ritiene  opportuno di limitare la vendita alla sola farina di grano, limitandone la quantità e concedendola alle sole persone dichiarate come presenti in famiglia. Ciò dette luogo a qualche lagnanza, ma era una decisione necessaria, perché la generale requisizione decretata dal governo rendeva  impossibile acquistare copiose quantità di grano.
Si venne così al concetto del razionamento individuale e del tesseramento dei diversi generi di prima necessità.
La giunta nomina alla direzione del servizio il segretario Lombardi che inizia una regolare organizzazione del servizio stesso, nonché il lavoro preparatorio di tesseramento, rifacendo l’anagrafe di ¾ della popolazione. Quasi 1300 famiglie si presentano a richiedere la tessera ancorché non avessero sul momento bisogno di grano: “necessitò quindi di compilare sulle dichiarazioni dei richiedenti altrettanti fogli di famiglia, consultarli tutti con i registri di anagrafe e correggerli quasi per intero, più che in conformità alle risultanze degli atti, alla stregua di informazioni che fu mestiere di assumere indirettamente. Necessitò poi di rilevare quali famiglie erano produttrici o detentori di grano e per quale entità. Per coloro che risultarono detentori di piccole quantità di grano, che asserivano già ultimate, occorsero cento lunghe discussioni per accertare la verità dell’asserito, o per convincerli che il consumo dichiarato non era attendibile perché eccessivo e superiore alla quantità mensile fissata dall’autorità. Dopo circa un mese il lavoro poteva dirsi compiuto, le famiglie tesserate risultarono più di 700, lasciando addietro naturalmente quelle sulle quali sussistevano ancora dubbi di illegittima o perlomeno prematura richiesta, e riservando una più accurata revisione delle condizioni famigliari dei tesserati per meglio stabilire il razionamento individuale”.
Per il mese di agosto vengono assegnati al comune di Gualdo Tadino 290 quintali di grano per i bisogni della popolazione, quantità insufficiente poiché si intende detrarne dai medesimi 100 quintali a compenso di quanto, si sostiene, consumato in eccesso nei mesi precedenti. Naturalmente a mezzo mese si sarebbe dovuto sospendere la somministrazione, ma fortunatamente il sindaco, recatosi a Perugia, ottiene un’assegnazione suppletiva forte di una Delibera votata il 10 agosto con la quale il sindaco stesso e l’intera giunta si sarebbero dimessi se non avessero ottenuto quanto richiesto.
Tuttavia, il Tenente della Commissione di Requisizione, professor Balducci, fermo che il contingentamento mensile per Gualdo Tadino deve essere di soli 290 quintali al mese, rileva che fino ad allora si erano consumati assai di più che i 580 quintali nel bimestre e decisamente nega ogni altra assegnazione. Invano viene dimostrato che le persone già provviste ed aventi diritto alla tessera sono più di 4000, pur avendo momentaneamente sospeso il rilascio delle tessere ad altre persone  ritenute in possesso di piccole quantità di grano.  Invano è dimostrato  che se anche si fosse ridotto il  razionamento individuale  alla  minima quantità di chilogrammi 11,50  al mese, sarebbero stati necessari assai di più che i 290 quintali mensili assegnati.
A nulla valsero le obiezioni gualdesi, ed a scongiurare il già minacciato disordine per l’indomani (giornata di vendita), interviene d’urgenza l’autorità prefettizia, per il cui mezzo sono accordati all’ultima ora 150 quintali di farina. 
Da maggio a tutto settembre 1917 il comune acquista dal Consorzio Granario Provinciale:
- 978,31 quintali di grano di cui furono ridotti a farina q.li 338,49 ed il resto venne venduto alla popolazione;
- 660,50 quintali di farina;
- 146,09 quintali di crusca.
Per le reiterate richieste del Comune, il Consorzio acconsente a dare al Pastificio Guerra una certa quantità di semolino per la confezione di pasta alimentare, di cui vengono lasciati alla popolazione 110 quintali, venduti agli spacciatori direttamente dal Guerra.
Questo enorme lavoro per provvedere all’approvvigionamento dei generi alimentari e razionalizzare il consumo individuale, è portato avanti dal segretario Lombardi e dalla Giunta, obbligandoli così a tralasciare l’ordinaria gestione amministrativa. Quando giunse, inattesa, la nomina prefettizia di un Commissario per i Consumi, ruolo precedentemente ricoperto dall’inesauribile Lombardi, il generale stato d’animo è perfettamente riassunto da una dichiarazione della Giunta:

“Dopo tanto lavoro, si ebbe la buona sorte di avere nel settembre la nomina prefettizia del prof. Andrea Mainardi a Commissario per gli approvvigionamenti e consumi e il segretario Lombardi ha così ripreso il suo servizio e presta la sua opera preziosa pel buon andamento degli uffici. Tale nomina non ci giunse sgradita, perché ci dette la possibilità di tornare a meglio occuparci della Civica Azienda e perché è ovvio che l’anzidetto servizio affidato ad un Commissario Prefettizio deve procedere più spedito e libero che non quando gestito da un’Amministrazione ordinaria”.

Per agevolare la distribuzione del grano e della farina nelle frazioni, vengono aperti dei magazzini rurali nelle frazioni di S. Pellegrino, S. Facondino, Pieve di Compresseto, Grello e Rigali, nei quali possono approvvigionarsi anche gli abitanti delle frazioni limitrofe alle rivendite.
Il 25 settembre il Sindaco partecipa alla Giunta che il Consorzio Granario ha rifornito il comune di 20 quintali di riso. Dovendo procedere alla distribuzione, la Giunta Delibera che la vendita sia effettuata il giovedì e la domenica di ogni settimana mediante buoni, rinnovabili ogni dieci giorni, non superiori ad un chilogrammo per ogni famiglia.
Il 23 dicembre la Giunta autorizza il Commissario Prefettizio per i Consumi:
- ad acquistare 100 quintali di fagioli;
- di commissionare al Consorzio Granario 10 quintali di baccalà e 10 quintali di formaggio;
- di addivenire al contratto di 80 quintali di cece, 15 quintali di fagioli di prima qualità e di un vagone di patate al prezzo più conveniente.
L’operato del Commissario viene apertamente contestato dal consigliere comunale Panunzi: “il Commissario ha scriteriatamente acquistato una forte quantità di patate addirittura scadenti e appena mangiabili dal bestiame”. L’assessore Bellucci si associa ai lamenti del Panunzi e si fa eco delle proteste dei bottegai, i quali intendono che tutti i generi, eccettuati i cereali e le farine, “siano dati a loro per la vendita al minuto, perché altrimenti resterebbero assai danneggiati nei loro interessi e dovrebbero rifiutarsi al pagamento delle tasse”.
Anche lontano dal fronte si combatte una guerra continua, non contro l’esercito austriaco, ma contro la fame.