Interventisti e neutralisti
Interventisti e neutralisti
In varie città d'Italia si svolgono manifestazioni contro il neutralismo e a favore dell'entrata in guerra dell’Italia; il culmine dell’interventismo è toccato nelle cosiddette radiose giornate di maggio, come vengono definite dalla propaganda una serie di manifestazioni di piazza di cui sono protagonisti studenti universitari e intellettuali.
Gualdo Tadino, ovviamente, non è interessata da mobilitazione di folla a sostegno della guerra, la “folla” ha ben altri problemi da risolvere, le radiose giornate di maggio in una piccola cittadina come la nostra rimangono confinate nelle pagine dei quotidiani e i vari interventi, pro o contro l’entrata in guerra dell’Italia, vengono fatti tanto per fare quattro chiacchiere, quasi che si partisse per una scampagnata in cui può anche scapparci il morto.
Un grande personaggio gualdese, Mons. Antonio Ribacchi chiama a raccolta il popolo dei fedeli:
“In omaggio ai desideri del Sommo Pontefice, questa sera nella Chiesa di S. Benedetto, insieme con la Novena dell’Assunta, si darà principio a pubbliche preghiere per implorare da Gesù Cristo Principe della pace che allontani quanto prima le faci di guerra con le sue esiziali conseguenze. S’invitano pertanto i fedeli ad accorrere numerosi in chiesa perché solo da Dio possiamo attendere lo scampo di questo terribile flagello”.
Non si tratta di una mera operazione “d’ufficio” da parte di Mons. Ribacchi, in questo periodo la tambureggiante propaganda interventista ha trasformato automaticamente i neutralisti in vigliacchi, nemici della patria; non è facile camminare a testa alta pensando diversamente.
Dopo la fine della neutralità italiana, si assiste a sporadici interventi a sostegno del conflitto, quanto meno di non ferma condanna, da parte di politici e uomini di chiesa. Mentre la chiesa proclama il proprio netto rifiuto della guerra, si formano dei comitati cittadini che organizzano manifestazioni e pellegrinaggi: va bene l’ubbidienza alla Chiesa, ma qua c’è da completare l’Italia, perbacco! Sono addirittura pronti a farsi una scarpinata fino a Serrasanta per raggiungere lo scopo. Dietro l’immancabile pensiero verso chi combatte davvero, c’è sempre qualche parola di troppo che svela i veri sentimenti dei combattenti passeggiatori: il 22 agosto ha luogo un pellegrinaggio “al Santuario di Serrasanta per implorare dal Dio degli Eserciti un completo trionfo alle armi italiane, ed una speciale protezione sui soldati gualdesi, che, per l’onore della Patria, combattono al fronte”. Per l’occasione arriva a Gualdo Tadino il noto predicatore don Carlo Rogora, incaricato del discorso di circostanza.
Ed ora sappiamo che esiste anche un Dio degli Eserciti, un Dio che porta l’elmetto italiano e che combatte contro gli austriaci.
Il 2 giugno 1915, il contestatissimo Vescovo di Nocera e Gualdo, mons. Nicola Cola, rivolge una lettera pastorale al clero e al popolo della sua diocesi, in essa, tra l’altro, parla dell’ineluttabile necessità che ha costretto la nostra nazione a prendere le armi:
“Se il fatto per se stesso può sembrare doloroso e grave, il motivo che lo ha provocato è talmente grande e nobile, che noi dobbiamo riconoscervi una disposizione della Divina Provvidenza, che, se sempre veglia al nostro bene, più che mai proteggerà la nostra Italia in questi momenti di supremo interesse. Le nostre preghiere pertanto non cessino, ma siano raddoppiate, affinché non solo la pace, ma una pace onorevole, conseguenza gloriosa delle nostre valorose armi, ci sia data”.
Immaginiamo il sollievo della popolazione, affamata e angosciata per la sorte dei propri cari, nell’apprendere che la Divina Provvidenza parteggia per i Savoia.
In realtà non si tratta di una mossa dettata da una sua personale simpatia verso l’intervento. Per quanto latente, la battaglia tra interventisti e neutralisti continua il suo corso, e il Vescovo di Nocera e Gualdo, che da alcuni mesi viene pesantemente e ingiuriosamente contestato dalla sponda nocerina, è coinvolto, suo malgrado, nella disputa. La lettera pastorale serve a frenare le polemiche.
La causa scatenante della contestazione è chiarita da una cronaca dell’Unione liberale, corriere quotidiano Umbro-Sabino apertamente schierato a favore dell’intervento, nell’edizione del 22 febbraio 1915: “La popolazione di Nocera è da vari giorni in vivo fermento contro il Vescovo mons. Nicola Cola, perché questi, all’unico scopo di aumentare per l’annua somma di circa Lire 2000 le rendite più che sufficienti della mensa vescovile, si è con tutte le forze adoperato a fare elevare alla dignità di Cattedrale la Chiesa collegiata di San Benedetto di Gualdo Tadino. L’indignazione di tutta la cittadinanza e della popolazione rurale per l’atto del Vescovo che ha cercato di sopprimere i diritti di Nocera più che millenari, a malapena contenuta nei giorni precedenti, ha già esploso clamorosamente una volta il 9 corrente, festa del patrono S. Rinaldo”.
Il 9 febbraio, infatti, per la festa del patrono furono inviati a Nocera Umbra 30 carabinieri per garantire l’ordine pubblico e la messa pontificale andò avanti tra fischi ed urla di contestazione del popolo nocerino, tanto che il Vescovo, per prevenire qualche guaio serio, non partecipò alla processione.
La politica, sempre vigile e insonne, comincia subito a schierarsi pro o contro il Vescovo, tanto che alcuni ambienti politici fanno circolare la voce che alla contestazione hanno partecipato i cittadini di tutti i partiti, tranne quelli socialisti; viene anche ricordato che nelle passate elezioni il Vescovo “fu per Fazi contro il marchese Theodoli e per le elezioni provinciali sostenne il socialista Trinca”.
Il messaggio è semplice: il Vescovo, oltre che uomo di chiesa, è un socialista e quindi, per estensione, neutralista. Un peccato mortale per i nostrani guerrieri.
Sempre L’Unione liberale, che ha un conto aperto con mons. Cola: “…l’offesa da lui inflitta a questa antichissima sede della diocesi è sentita da tutti, tranne che dai socialisti che gli sono amici e da coloro che hanno cambiato idea per qualche bicchiere di vino”.
Si arriva persino ad organizzare una ignobile mascherata, a cui partecipano centinaia di cittadini nocerini (cifra fornita da un cronista nocerino… per la curia vescovile i partecipanti sono circa trenta) e alcuni gualdesi, organizzata, per mettere in ridicolo l’operato del Vescovo, a Colle di Nocera e Gaifana.
Un cittadino di Colle si veste con abiti vescovili e altri si travestono da canonici e da sacerdoti. Il corteo comincia a percorrere le vie di Colle, fra l’ilarità della popolazione che accorre per godersi l’inedito spettacolo, fino a raggiungere Gaifana, dove il finto vescovo viene preso platealmente a calci nel sedere dalla popolazione.
Come d’incanto, l’entrata in guerra dell’Italia e i termini usati nella lettera pastorale fanno dimenticare San Rinaldo e San Benedetto.
Lasciati da parte i santi, si comincia a giocare con i fanti!
Il 23 maggio 1915, l’Ambasciatore d’Italia a Vienna consegna al Ministro degli Esteri austriaco la dichiarazione in base alla quale l’Italia si considera in stato di guerra contro l’Austria-Ungheria a partire dalle ore zero del giorno successivo.