Il periodo di neutralità
Il periodo di neutralità
All’inizio del novecento l’Europa è attraversata da un generale clima di incertezza, dovuto al vuoto di potere generato dalla fine dell’egemonia economica e militare della Gran Bretagna. La mancanza di una potenza leader apre di fatto le porte alla successione: paesi come la Germania e la Francia rischiano più di una volta di risolvere le loro questioni con l’uso delle armi.
La situazione più pericolosa si vive nei Balcani, dove l’aspirazione della Serbia di diventare il paese guida dell’irredentismo slavo si scontra con le pretese dell’Austria, impegnata a rafforzare la propria posizione nella zona: l’occasione per risolvere il contrasto si presenta a Sarajevo, quando Gavrilo Princip, un giovane irredentista serbo, uccide l’erede al trono dell’impero austroungarico.
Il 28 luglio 1914, esattamente un mese dopo l’attentato di Sarajevo, l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia: quella che inizialmente è una disputa locale, per il meccanismo delle alleanze si trasforma in pochi giorni in una guerra che coinvolge la Germania, la Francia, la Russia e la Gran Bretagna; le successive dichiarazioni di guerra originano un conflitto di proporzioni mondiali, comunemente ricordato come la Grande Guerra.
L’Italia, inizialmente, dichiara la propria neutralità, posizione che mantiene per circa dieci mesi prima di essere direttamente coinvolta nella guerra.
Lo scoppio della Grande Guerra provoca il precipitoso rientro in patria di un centinaio di emigrati gualdesi dai paesi belligeranti, soprattutto dalla Germania e dalla Francia; i rimpatriati, in grande maggioranza, non creano problemi di ricovero e assistenza in quanto dispongono di un alloggio, tuttavia reclamano il mezzo per poter dignitosamente guadagnare il pane per sé e per la propria famiglia.
Il ritorno degli emigrati determina la rottura dell’equilibrio economico di Gualdo Tadino, finora mantenuto stabile grazie al fenomeno dell’emigrazione che assorbe parte della disoccupazione, e moltiplica i tradizionali problemi della città. La situazione che appare dalla relazione del sindaco, Francesco Maurizi, nella seduta del Consiglio Comunale del 27 agosto 1914, è drammatica:
“Il comune non potrebbe da solo provvedere a tutte le carenze di una così vasta disoccupazione, tanto più che i fondi gli mancherebbero e sovvenzioni in prestito sarebbe vano sperarne in un momento così critico per la circolazione monetaria. Occorre che tutti diano il loro concorso in quest’opera di sollievo e di difesa del sociale, altrimenti la crisi potrebbe divenire più minacciosa, se non forse catastrofica, e in tal caso ognuno dovrà assumere la propria quota di responsabilità di fronte al paese”.
Il Sindaco organizza un Comitato di Soccorso con l’incarico di iniziare una sottoscrizione per i più bisognosi e suggerire i provvedimenti più efficaci per far fronte alla disoccupazione. Tale Comitato, composto dai rispettivi presidenti della Congregazione di Carità, della Cassa di Risparmio e della Banca Popolare (che ha anche la presidenza della Soc. di Mutuo Soccorso), nonché da Giammaria Ribacchi, Giuseppe Depretis, Enrico Ceccarelli e Ciro Biscontini, risulta essere di nessun aiuto, per la scarsezza del numero degli intervenuti alle riunioni e per la mancanza di concrete risoluzioni.
Il Consiglio Comunale, considerato che tra i rimpatriati dall’estero non si trovano inabili al lavoro, ma la totalità di essi è costituita da persone idonee che chiedono “pane e lavoro, ma non già soccorsi caritativi”, delibera l’apertura di numerosi cantieri di opere pubbliche:
- manutenzione delle strade urbane con la confezione del pietrame da adoperarsi per cordonate e selciati delle strade interne, nel limite di una spesa non superiore a £ 1000. Il pietrame “servirà la maggior parte per la già deliberata sistemazione di via Cavallotti e l’eventuale rimanenza verrà riposta in magazzino per disporne durante l’anno quando occorra”;
- manutenzione delle strade rurali, in particolare delle strade di San Pellegrino, Caprara, Rasina, Broccaro, Coldorto, Morano e del ponticello sulla strada di S. Lucia, erogando fino alla concorrenza di £. 3000 il fondo avuto in prestito per aiutare i rimpatriati disoccupati;
- ampliamento del Cimitero di San Facondino, con lavori di splateamento della nuova area fino alla concorrenza di £ 1500.
Le famiglie rimpatriate prive di alloggio trovano una temporanea sistemazione in un’aula della scuola elementare.
Tutte le strade sono battute per far fronte all’emergenza. Il Sindaco chiede di poter conferire con il Prefetto per procurare lavoro per i sarti e per i calzolai con la confezione di vestiti e di scarpe per soldati, sapendo che se ne stanno affrettando le forniture dalle autorità militari, e rivolge personali raccomandazioni al Regio Prefetto affinché solleciti l’approvazione della perizia di una nuova casa colonica per la Congregazione di Carità, il cui cantiere garantirebbe l’occupazione a 20 operai. Al Consigliere Provinciale Farabi viene vivamente raccomandato di ottenere qualche lavoro dalla Provincia nel territorio gualdese.
Il paese si trova, inoltre, a dover affrontare ulteriori problemi determinati dal blocco dei mercati e dalla conseguente scarsa circolazione di generi alimentari, che, oltre a complicare le operazione di approvvigionamento, alimenta la preoccupazione di uno sconsiderato aumento dei prezzi.
In questa situazione un minimo di conforto è rappresentato dalle ditte F.lli Depretis e F.lli Ribacchi, le quali assicurano che sono in grado di fornire le farine ai prezzi attuali e in quantità sufficienti per i bisogni locali, sino ad esaurimento delle quantità immagazzinate salva la requisizione in caso di guerra. Per evitare illeciti accaparramenti, che porterebbero in poco tempo a favorire il mercato nero, viene richiamata in vigore una passata Ordinanza Sindacale che vieta di vendere all’ingrosso i generi alimentari “importati da fuori di città prima di averne esperimentata la vendita al minuto nella piazza Bersaglieri, per uso della popolazione”.
Per non appesantire ulteriormente la già difficile situazione, la tariffa sulla Tassa Fuocatico per il 1915, un’imposta applicata su ciascun focolare, cioè su ciascuna abitazione, viene fissata nella stessa proporzione dell’anno precedente:
classe 1, reddito £ 20500 = tassa £ 400;
classe 2, reddito £ 18000 = tassa £ 350;
e di seguito fino alla classe 60, reddito £ 550 = tassa £ 1.
Anche la Tassa Bestiame, sostanzialmente, rimane invariata rispetto all’anno precedente:
vacche £ 6 a capo; buoi e tori £ 8; vitelli fino ai sei anni £ 4; cavalli e muli £ 6; puledri cavallini fino ai due anni £ 3; suini compresi i poppanti £ 1,29 (aumento di 50 centesimi..); capre £ 1,90; asini £ 3; puledri asinini fino ai due anni £ 1,90.
L’11 dicembre 1914, nonostante il complicato contesto, il sindaco Francesco Maurizi comunica le proprie dimissioni a causa dell’incompatibilità della carica con la sua attività di viceispettore scolastico. Il 25 settembre 1915, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato che decreta l’incompatibilità della carica, rassegna di nuovo le dimissioni e il 28 ottobre gli succede Celestino Colini.
Sia per colmare la deficienza dei prodotti locali, come per moderare il rialzo dei prezzi a vantaggio delle classi meno abbienti, la Deputazione Provinciale dell’Umbria, d’accordo con la Camera di Commercio, il 15 dicembre promuove un’adunanza di sindaci allo scopo di prendere accordi sulla costituzione di un consorzio fra i comuni della provincia per l’acquisto del grano e di altri cereali di prima necessità. Il 27 dicembre il Consiglio Comunale delibera l’adesione al Consorzio provinciale Umbro per l’approvvigionamento e distribuzione dei cereali.
La situazione è talmente drammatica che il 23 gennaio 1915 il comune favorisce l’attivazione di una cucina economica per garantire, perlomeno, la sopravvivenza dei meno abbienti, contribuendo allo scopo con £ 400; decide, inoltre, di convocare “tutti gli oblatori superstiti che costituirono nel 1880 il fondo per la cucina economica, sul quale residuò la somma di £ 923,64 nel libretto di risparmio, perché si pronuncino sulla disponibilità della somma stessa”. Viene stabilita la distribuzione delle sole minestre, al prezzo di £ 0,09 ciascuna, salvo la concessione gratuita ai più bisognosi. La gestione delle cucine, affidata ad una Commissione Direttiva, chiude il bilancio con avanzo senza dover ricorrere al previsto contributo comunale di £ 400.
Nonostante il grave momento, non mancano azioni di solidarietà verso popolazioni più sfortunate della nostra: la locale Ditta Guerrieri-Luzi invia £ 125 alla popolazione di Rieti, colpita da un devastante terremoto; la Cassa di Risparmio contribuisce con £ 200, scusandosi di non poter disporre di maggior somma stante l’erogazione del disponibile per la costruzione di una lavanderia al civico ospedale Calai e per l’acquisto di una macchina inalatrice; l’Istituto Bambin Gesù mette a disposizione un posto gratuito per un’orfana, obbligandosi anche alle spese personali di vestiario, libri ecc.; l’Istituto Salesiano accoglie 2 orfani.
Il 24 febbraio 1915 il Consiglio Comunale, per mantenere costante il prezzo del pane, delibera d’urgenza la creazione di un Magazzino Granario Comunale e acquista dal Consorzio Umbro, anche per i comuni di Sigillo e Fossato di Vico:
- 2000 quintali di grano al prezzo di £ 40,25 al q.le per il nostrale e di £ 39,75 per quello estero;
- 300 quintali di granturco al prezzo di £ 25,75 al q.le.
Dagli eredi Torlonia vengono acquistati 200 quintali di grano al prezzo di £ 40,25 al q.le, da pagarsi in contanti.
La rivendita del grano, in magazzino, per la circostanza istituito in un locale concesso da mons. Roberto Calai Marioni, viene fatta al prezzo di costo due volte alla settimana, salvo alla Giunta di venderne fino a 300 quintali ad un prezzo ridotto che consenta ai panettieri locali di confezionare del pane casalingo per rivenderlo al prezzo massimo di £ 0,40 il chilogrammo.
Dalla rendicontazione, presentata dal fiduciario Angelo Boccolini, emerge la seguente situazione:
Costo del grano e granone acquistato dal Consorzio Provinciale |
= £ 18444,10 |
Costo del grano acquistato dal principe Torlonia |
= £ 10051,20 |
Costo del grano acquistato da Garofoli Romolo |
= £ 2340,00 |
Spese di gestione (Trasporti, magazzinaggio ecc.) |
= £ 1333,06 |
Totale spese |
= £ 32.168,36 |
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Piano delle vendite del grano |
= £ 17732,10 |
Piano delle vendite del granone |
= £ 8569,22 |
Grano rimasto in magazzino presso i F.lli Ribacchi - q.li 114 a £. 41 |
= £ 4674,00 |
Totale introito |
= £ 30975,32 |
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Perdita |
= £ 1193,04 |
Tale perdita è dovuta al fatto che, per mantenere il prezzo del pane a £ 0,40 al chilo, una parte del grano viene venduto alle cooperative e ai produttori locali a £ 38 al quintale, rimettendo circa £ 4, compreso il calo di conciatura.
Per una antica usanza, in occasione di pubbliche calamità o per voto popolare, la venerata immagine della Madonna di Loreto, custodita presso la chiesa di S. Maria di Loreto, volgarmente detta La Madonna del Piano, è trasportata in processione alla chiesa di San Benedetto e riportata nella sede originaria solo quando il pericolo è terminato.
La guerra scoppiata, che già coinvolge mezza Europa, e le notizie, che sempre più spesso danno per certa la fine della neutralità italiana, inducono la popolazione ad appellarsi alla centenaria tradizione: nel febbraio del 1915 la S. Imagine viene trasportata in processione in città, con la speranza di un pronto ritorno.
Purtroppo, con l’entrata in guerra dell’Italia, la S. Imagine rimane nella chiesa di San Benedetto per quattro lunghi anni.