D'Annunzio e gli imboscati d'oltralpe
Gabriele D’Annunzio, un tipo che durante la Grande Guerra come apriva la bocca causava una strage, li chiamava con disprezzo “imboscati d’oltralpe” e le loro sofferenze sono una vergogna per la nostra Patria: sono gli italiani prigionieri di guerra internati nei campi tedeschi e austro-ungarici. E’ una storia dolorosa, fatta di sofferenze e malattie; volutamente dimenticati dalla madrepatria 100.000 soldati italiani morirono di fame e di stenti nei campi di prigionia. “Imboscati d’oltralpe, voi non avete diritto alla gloria”, scriveva il sommo poeta, bollando tutti i prigionieri come dei vigliacchi. E questo fu il timbro imposto ai prigionieri italiani.
I prigionieri di guerra americani, francesi, inglesi ecc. ricevettero aiuti di ogni genere, mentre gli italiani vennero abbandonati a loro stessi. I nostri connazionali provarono a sopravvivere con la sola mezza gavetta di acqua tinta fornita dagli austriaci, affrontando i rigidissimi inverni con i poveri indumenti che vestivano al momento della cattura. Nonostante gli appelli della Croce Rossa, il Comando Supremo italiano non modificò la sua posizione. “Il Parlamento austriaco non sottovalutò l’eccessiva mortalità degli internati italiani tentando in qualche modo di porvi rimedio” (Fulvio Capone), a conferma dell’enorme differenza di decessi degli italiani rispetto ai prigionieri degli altri paesi.
"I prigionieri di guerra americani erano mantenuti dal loro governo con una larghezza principesca; gli inglesi ricevevano pure dal loro governo anche il superfluo ed erano vestiti e calzati a nuovo; i francesi avevano tutti, senza distinzione e fin dal primo giorno della cattura, pane biscottato in abbondanza e ricevevano gratuitamente indumenti e viveri a sufficienza da comitati vari. Noi italiani fummo invece abbandonati completamente a noi, ed il patrio governo che pur sapeva le condizioni nostre, non intervenne mai se non a nostro danno: censurò la posta con criteri bizantini, ne limitò l’invio a sole cartoline, impose limitazioni infinite e difficoltà burocratiche d’ogni specie all’invio dei pacchi, vietò la spedizione di generi indispensabili, e per lungo periodo lesinò perfino i mezzi di trasporto dei pacchi stessi”. (Bronzin Angelo, Memorie di prigionia, Vallardi, Milano, 1920)
I prigionieri che riuscirono a sopravvivere, dopo il ritorno in Italia, dovettero subire l'umiliazione di interrogatori. Non era ormai opinione comune che fossero dei vigliacchi arresisi al nemico senza combattere? Quindi bisognava trattarli di conseguenza. Il tenente Davide Bandino, un laico salesiano che insegnava lettere e storia nell’istituto di Gualdo Tadino, nelle sue memorie “imboscati d’oltr’alpe” (Tipografia Renato Fruttini, Gualdo Tadino, 1929) esprime tutto il suo sdegno per il trattamento ricevuto dopo il ritorno in patria:
“Basta così... del resto loro devono persuadersi, che essendo ex-prigionieri, devono viaggiare in tradotta e non sui treni ordinari, dove viaggiano le persone dabbene; escano!”
“Signor Colonnello – gridai offeso sul mio onore – se io, se noi siamo stati prigionieri è stato per salvare la vita anche a lei; perche mentre lei con i suoi scappava terrorizzato davanti al nemico, noi con i nostri uomini combattevamo faccia a faccia contro lo straniero invadente…”.
14 gualdesi non sono tornati dai campi di prigionia e sono oggi sepolti in ben curati cimiteri militari e civili. Quello che segue è l’elenco dei nostri concittadini morti in prigionia e l’attuale luogo di sepoltura:
Domenico Bozzi, cimitero militare italiano di Bligny;
Giusto Morroni, sepoltura non nota;
Giovanni Passeri, cimitero militare italo-francese di Sofia;
Eugenio Maurizi, cimitero militare italiano di Bielany;
Nazzareno Cambiotti, cimitero militare italiano di Bielany;
Giuseppe Guidi, sepoltura non nota;
Giuseppe Martini, cimitero militare di Josefov;
Cesare Saracini, Sacrario militare di Jindrichovice;
Riccardo Rondelli, sepoltura non nota;
Augusto Galantini, civico cimitero di Hermagor;
Sante Carpinelli, cimitero militare italiano di Stahsndorf;
Michele Finetti, cimitero militare italiano di Colonia;
Asdrubale Sdrobolini, cimitero militare italiano di Mauthausen;
Domenico Negozianti, cimitero militare italiano di Samorin.