Brigata Alpi

I reggimenti

 I 2150 gualdesi chiamati a difendere la patria finirono in quasi tutti i reparti militari esistenti, ma la maggior parte di essi furono arruolati in fanteria; contadino, mezzadro, carrettiere sono le voci più ricorrenti per quanto riguarda la professione; poche le altre professioni rappresentate. Pochi i graduati, pochissimi gli ufficiali.
I fanti-contadini gualdesi vennero arruolati principalmente nella gloriosa Brigata Alpi, costituita dal 51° reggimento di Perugia e dal 52° reggimento di Spoleto, e nella Brigata Perugia, costituita dal 129° reggimento (dal deposito del 51°) e dal 130° reggimento di Roma. Il reggimento in cui risultano essere maggiormente presenti i gualdesi è il 52°, dato che Gualdo Tadino faceva parte del distretto militare di Spoleto; il reggimento era formato da tre battaglioni e 4 compagnie per ognuno dei tre battaglioni, per un totale di 3000 soldati.

Alcuni gualdesi combattono e muoiono in brigate e in azioni oggi considerate “leggendarie”.

Bosco Cappuccio

Il 26 ottobre 1915 la brigata Caltanissetta è schierata col 148° nelle posizioni di Bosco Lancia, mentre il 147° fin dal 22 combatte al Bosco Cappuccio, riportando qualche vantaggio territoriale.
La brigata fino al 2 novembre s’impegna in una lotta accanita nella quale i reparti gareggiano in eroismo. Le posizioni avversarie sono più volte conquistate e perdute ma finiscono per cadere, la maggior parte, in possesso dei nostri che le rafforzano e le mantengono, catturando prigionieri, armi e materiali. Le perdite della brigata sono un indice della strenua lotta: 95 ufficiali e 3946 uomini di truppa, tra i quali il gualdese Ilario Meccoli.

 L’affondamento della nave Principe Umberto

La sera dell’8 giugno 1916 il gualdese Ernesto Ragni e i  reparti del 55° reggimento fanteria vengono imbarcati, per rimpatriare dall’Albania, sul piroscafo Principe Umberto; navigando nel basso Adriatico, un sommergibile nemico lo colpisce in pieno il piroscafo che affonda trascinando con sé, nelle acque di fronte a Valona, 48 ufficiali e 1900 uomini di truppa.

 La Brigata Sassari

Il gualdese Eugenio Benedetti combatte con il 152° reggimento della Brigata Sassari.
La leggendaria Brigata Sassari (due medaglie d'oro alle bandiere, cinque citazioni sul Bollettino di guerra, nove decorati con la medaglia d'oro, quattrocentocinque con quella d'argento), già dopo pochi mesi di guerra entra nella leggenda. I soldati austriaci, che con superbia si sentono migliori dei soldati italiani, in questo caso riconosco il valore del nemico: li chiamano Dimonius (diavoli). La particolarità della Brigata Sassari è quella di essere composta quasi totalmente da soldati sardi, pochissimi sono i soldati “estranei”. Eugenio Benedetti, il gualdese “sassarino”, muore il 26 giugno 1916 nell’ospedaletto da campo n. 156, dove si trova a seguito di ferite riportate in combattimento. Il certificato di morte riporta laconicamente: morto in seguito a ferita all’addome con fuoriuscita della massa intestinale.

 Monte Zebio

Il monte Zebio, in virtù della sua posizione centrale, è considerato una postazione fondamentale della linea di resistenza austriaca che si snoda dalla Val d'Assa fino all'Ortigara. Per tale motivo il monte viene trasformato in una gigantesca barriera  difensiva con un articolato sistema di trincee, gallerie e caverne. Nel corso dell'estate 1916 i reggimenti italiani di fanti, bersaglieri e alpini tentano di sfondare le linee austriache e sulle sue rocce viene combattuta una delle più cruente battaglie della Grande Guerra. Nei primi giorni di luglio la brigata Arezzo si trova in linea nelle trincee di quota 1727 e quota 1323, e combatte con tenacia ed ardimento per la conquista di Casara Zebio-Pastorile.
I gualdesi Anastasi Marziale, Fioriti Silvio, Guidubaldi Attilio e Mencarelli Pietro,  fanno parte della 2° compagnia del 226° reggimento fanteria, brigata Arezzo; insieme vivono e combattono, e insieme muoiono, il 6 luglio 1916, durante un’assalto sul monte Zebio. Sui registri del reggimento la trascrizione dell’ora della morte è identica per i quattro amici gualdesi: ore 9.

 La mina della Lunetta

Dario Catasti, soldato del 146° reggimento, Brigata Catania, perde la vita a causa di un episodio tristemente famoso: lo scoppio della mina della Lunetta. L’8 giugno 1917, due giorni prima di un attacco per la conquista del Costone di Portule, scoppia in modo imprevisto, forse a causa di un fulmine, la mina realizzata dagli italiani sotto lo sperone della Lunetta, causando anche la deflagrazione della contromina austriaca, uccidendo 120 soldati della brigata Catania.

 Ortigara

L’offensiva sull’altopiano dei Sette Comuni, dal 10 al 27 giugno 1917, costituisce uno dei più rilevanti sforzi logistici sostenuti dall’esercito italiano. In vista di un’azione tendente alla conquista di Monte Forno, l’8 e il 9 giugno 1917 il 213° reggimento, con il quale combatte il gualdese Ernesto Anderlini, si ammassa a Grotta del Lago. Il 10 giugno, alle ore 15, le pattuglie d’assalto e il I/213° si slanciano contro le posizioni avversarie e superano, nonostante un violentissimo tiro d’artiglieria,  due ordine di reticolati, raggiungendo la selletta del monte. La seconda ondata, a causa della nebbia e del fuoco di sbarramento, perde il contatto con la prima che per tale motivo rimane isolata sulla posizione conquistata; colpito dal fuoco avversario e da continui contrattacchi il I/213° resiste per circa due ore sulla posizione, rimanendo infine praticamente distrutto.

 Trafojer Eiswand                              

Francesco Barboni, caporal maggiore del 4° reggimento alpini, muore in combattimento durante la battaglia per la riconquista delle Trafojer Eiswand.
Un fatto emblematico del valore degli alpini e della loro non comune abilità alpinistica è certamente legato alla riconquista delle Trafojer Eiswand, nel Gruppo dell’Ortles. Gli italiani sono appostati a 150 metri a ovest della cima di Trafoi e sulla Baeckmann, la cui cresta va a congiungersi alla Thurwieser. Il 20 di Agosto del 1917 gli austriaci sbucano sulla vetta della Trafojer, dopo aver percorso un tunnel lungo più di un chilometro scavato all’interno della parete nord, e si appostano attendendo l’occasione favorevole; il 27 Agosto 1917, sfruttando una giornata di bufera, gli austriaci invadono le baracche degli Alpini. A questo punto sono gli italiani a contrattaccare per riprendersi la cima. Il 1° settembre 1917 la cima viene riconquistata con un’impresa eroica.


Per meglio comprendere le sofferenze dei soldati e il tipo di guerra che sono stati chiamati a combattere, vengono riportati i riassunti dei diari storici delle due brigate che hanno arruolato il maggior numero di gualdesi: la brigata Alpi e la brigata Perugia.

 

BRIGATA ALPI - (51° e 52° Fanteria)

Sede dei reggimenti in pace: 51° Fanteria, Perugia – 52°  Fanteria, Spoleto

________________

 ANNO 1915

      Il 23 maggio la brigata Alpi è schierata in occupazione avanzata presso il confine, nella zona dell'Alto Cordevole, alla dipendenza della 18° divisione. 
Dichiarata la guerra hanno inizio le operazioni per l'investimento degli sbarramenti nemici della zona. 
     Il 27 maggio il 51°, col suo III battaglione, passa l'antico confine e con celere azione occupa il colle di S. Lucia, mentre gli altri due battaglioni presidiano Col Toront, Moè e Col di Lasté. 
     Durante alcune settimane la brigata attende a sistemare e rafforzare le posizioni conquistate ed eseguisce nel contempo frequenti ricognizioni intese a saggiare le forze e le difese nemiche, sul tratto Sasso di Mezzodì-Belvedere-Col di Lana. 
      L'attacco contro tali posizioni, forti per natura e per sapienti apprestamenti difensivi, comincia ai primi di luglio. Il 52° dal 7 al 20 luglio si accanisce con valorosa tenacia contro l'obbiettivo assegnatogli: il Col di Lana, che fin da questi primi giorni di battaglia appalesa tutta la sua formidabile potenzialità difensiva contro cui si spuntano i nostri attacchi. La notte sul 19 luglio le ondate d'attacco del IV/52° (I), travolte arditamente le prime trincee nemiche, stanno per arrivare alla testata del vallone di Agai, ma una tempesta di fuochi incrociati e un fitto lancio di bombe investono da tutti i lati i reparti che, nell'impossibilità di reggere sulle posizioni raggiunte, devono ripiegare sulle linee di partenza. La dura prova di questi giorni costa al 52° le sue prime gloriose perdite: 107 morti (6 ufficiali) con 431 feriti. 
     Falliti questi attacchi di viva forza, si procede ad una nuova sistemazione della linea d'investimento e la brigata passa a schierarsi nel settore : Passo Fedaia-M. Mesola-M. Paden-Col Toront. 
     Nulla di notevole avviene fino alla metà di ottobre. Il 18 di questo mese sono riprese le operazioni offensive contro gli sbarramenti nemici dell'Alto Cordevole e le truppe della « Alpi », in un primo tempo vi concorrono soltanto con piccole operazioni di audaci pattuglie. 
     Il 21 ottobre anche per la brigata la battaglia prende un ritmo più intenso. Il III/51°, rinforzato da due compagnie del 52° (6° e 16°), si lancia all'attacco del Pescoi; con un assalto impetuoso sono occupate due trincee, ma il successivo giorno 22 riesce al nemico, con violento contrattacco, di rioccupare le posizioni perdute. I rimanenti battaglioni del 51° compiono anche una difficile operazione contro i trinceramenti del Sasso di Mezzodì, dove riescono ad occupare e mantenere una posizione antistante al costone di M. Mesola-Passo Fedaia. 
     Ai primi di novembre, mentre la brigata Calabria nuovamente attacca il Col di Lana per completarne la conquista, il 52° concorre all'azione operando sulla sinistra con due battaglioni (III e IV) verso la fronte Varda-Cherz. 
     Dopo la conquista della Cima Lana (7 novembre) e la successiva perdita di essa, per il sopraggiungere dell'inverno, le operazioni hanno termine e la brigata Alpi dal 28 novembre in poi iniziarono i lavori per la sistemazione difensiva della sua linea, che va dal Passo Fedaia per M. Mesola-M. Paden-Cima Valbruna fino al Vallone Franza (Col di Lana).

 ANNO 1916

 Durante l'inverno, le truppe, pur mantenendosi sempre vigili e aggressive contro il nemico, devono lottare diuturnamente contro l'inclemenza della stagione, la neve, le tormente, le valanghe. Una di queste, la notte sul 9 marzo, travolge nei loro baraccamenti alcuni reparti, provocando la morte di 3 ufficiali e 148 soldati. Ma nonostante le difficoltà del clima e della stagione, i reparti della “Alpi” non diminuiscono, durante i turni di permanenza in linea, né la vigilanza né l'aggressività contro il nemico ed eseguono numerose ricognizioni verso le sue posizioni.
Nella notte sul 22 marzo, vincendo la difficoltà del ripido pendio e della neve alta e gelata sul versante nord del Ciampo Vedil, il IV/52° occupa una linea più avanzata sulla destra del Cordevole lungo il tratto Col di Mesara-Bosco Ciariadon-Crepa Rossa. 
     Dall'aprile al luglio viene effettuata una serie di piccole azioni intese a completare la conquista del massiccio del Marmolada, mentre proseguono attivi gli approcci verso il Sasso di Mezzodì e sulla fronte delle quote alte di Ciampo Vedil, e prosegue l'afforzamento sempre più completo della linea difensiva. 
     Le date e i fatti più degni di nota in questo periodo di guerriglia sono i seguenti:
     30 aprile : occupazione della punta Serauta; azione ardita e brillante compiuta dalla 2° compagnia del 51° dopo ostinata lotta fra ghiacci e dirupi, protrattasi, con alterna vicenda, per più giorni. 
     17-18 giugno: ricognizioni nella regione Serauta.
     1-3 luglio: puntate offensive contro Forcella Serauta (q. 3065).
Il secondo anno di guerra termina senza altri avvenimenti notevoli. 
     A degno premio dell'opera prestata dal 52° in questo biennio di guerra nella regione del Col di Lana, la sua Bandiera è fregiata della medaglia d'argento al valor militare.

 ANNO 1917

 Anche l'inverno 1916-17 trascorre per la brigata Alpi duro per fatiche e disagi, ma senza particolari avvenimenti. Ferma nel settore che le e da tempo assegnato, anche nelle successive stagioni di primavera e d'estate essa assolve degnamente il compito di presidiare quelle importanti posizioni, renderle sempre più forti alla difesa e di vincolare il nemico con piccole ma energiche puntate di pattuglie e con ardite ricognizioni.
A metà settembre le azioni si vanno facendo più frequenti e più vivaci; grosse pattuglie di arditi si spingono verso la regione di Serauta; il 21-23 con un bel colpo di mano reparti della “Alpi” (14° compagnia del 53° e compagnia complementare del 51°, rinforzate dalla 276° compagnia alpini del battaglione Val Cordevole), si impossessano di una posizione nemica in galleria alla Forcella di Serauta, mentre il giorno 22 il II/51° concorre col 45° fanteria alla conquista del “Dente del Sief “. 
     Nell'ottobre, quasi a preludio della grande offensiva austro-ungarica, il nemico preme con ripetuti e violenti attacchi sul fondo di Val Cordevole. 
     Le truppe del 51°, che guarniscono quelle posizioni, resistono bravamente e respingono il nemico, ma frattanto le vicende della grande battaglia autunnale impegnano anche questo tratto inviolato della fronte italiana. 
     La profonda inflessione della linea di battaglia dall'Isonzo al Piave provoca l'ordine alla 4° Armata di retrocedere sulla fronte Grappa-Piave, ed i Cacciatori delle Alpi devono così lasciare quelle posizioni conquistate con tanto valore, consacrate dal sangue dei loro migliori, rafforzate con vigile ed arduo lavoro. 
     La ordinata marcia di ripiegamento è compiuta senza subire la pressione del nemico lungo la via Cencenighe-Mas-Levada, ove ha termine il 6 novembre. 
     Durante la ritirata al III/51° viene affidato un difficile compito, che esso assolve con la consueta bravura. Rimasto alla tagliata del Sasso di S. Martino per proteggere il ripiegamento delle truppe scendenti dal Cadore, mantiene strenuamente la posizione, trattenendo energicamente il nemico che incalza, restando, fino al giorno io, unico battaglione di estrema retroguardia dell'intera 4a Armata. Il giorno 14, dopo una faticosa marcia traverso impervi sentieri di montagna, raggiunge il proprio reggimento a Levada. 
     Il 7 novembre alla brigata Alpi viene assegnato il tratto di fronte sul Piave, tra il ponte di Vidor e le Grave di Ciano. 
     Il ripiegamento è terminato e l'ordine per tutti è resistere ad ogni costo. 
     La brigata sempre facendo parte della 18a divisione conferma, in questo periodo di linea che va fino al 22 dicembre, ancora una volta le belle qualità dei suoi reparti, sia rafforzando le linee con robusti lavori difensivi, sia resistendo bravamente ai violenti bombardamenti ed alle incursioni di grosse pattuglie nemiche.

 ANNO 1918.

 La cronaca dei primi quattro mesi è modesta di fatti e di azioni. Soltanto dalla primavera in poi, la brigata sarà chiamata a compiere l'ultimo più sanguinoso ed onorevole compito della sua guerra.
Dal 24 gennaio al marzo essa è in linea nella regione del Grappa, alla dipendenza della 50° divisione ed alterna turni di trincea e di riposo nel tratto Rocce Anzini-Col del Miglio-Ca' d'Anna. 
     Compiuto in aprile un periodo di riposo nei pressi di Bassano e ancora un turno di trincee sulle posizioni di M. Tomba e Monfenera - sempre con la 50° divisione - si concentra presso Crespano, donde inizia, il 23 aprile, il trasferimento per i campi di Francia, passando a far parte della 8° divisione (II Corpo d'Armata). 
     Le truppe nostre inviate in terra di Francia sanno, e ne son fiere, di dover consacrare con la loro presenza la fraternità delle armi alleate e di dover confermare col loro contegno la bravura e la saldezza del soldato italiano. La brigata, giunta in Francia, si raccoglie il 25 aprile nel campo di S. Ouën, ove i reparti accantonano e trascorrono un periodo di speciali istruzioni fino al 24 maggio. 
     Dopo essere passata nelle linee del settore dell'Aisne (Argonne), si schiera in prima linea a sud-ovest di Reims, occupando i margini occidentali del Bois des Eclisses e la montagna di Bligny. In tali posizioni la brigata non tarda a subire l'urto di poderosi attacchi germanici, ai quali resiste e reagisce nonostante la potenza dei mezzi impiegati dall'offensore e il fatto di trovarsi in zona sconosciuta. La notte sul 23 giugno il nemico, dopo aver scatenato un rapido e violento tiro di artiglieria a tergo delle posizioni occupate dal II e III/51°, sferra un attacco decisivo, accompagnato da largo impiego di mitragliatrici leggere e da un fitto lancio di bombe. L'attacco, progredendo sulla dorsale della montagna di Bligny, riesce a travolgere un tratto di linea presidiata da una compagnia del 51°, che già aveva subito gravissime perdite per il bombardamento. I superstiti ripiegano sulle posizioni retrostanti e il nemico può cosi occupare la sella tra il M. Bligny e il Bois des Eclisses. Le compagnie di rincalzo del 51° ed una del 52° (9° compagnia) accorrono con prontezza, e, lanciate ad un vigoroso contrattacco, riescono a rioccupare tutti gli elementi di trincea perduti; soltanto pochi nuclei nemici rimangono annidati negli imbuti di granata lungo la linea delle nostre vedette. 
     La notte successiva il nemico torna alla riscossa con un nuovo impetuoso attacco, ma trova i reparti della “Alpi” pronti al contrattacco e viene respinto nelle sue trincee. 
     Le giornate del 25 e 26 sono dedicate a spazzare il nemico rimasto aggrappato in alcuni posti avanzati. Il 28-29 l'avversario tenta nuovi attacchi e la lotta si accanisce con alterna vicenda, ma alla fine è costretto a ripiegare. 
     Pochi giorni dopo, nella notte sul 3 luglio, due battaglioni del 52° (II e III) col I/51° e una compagnia d'assalto, muovono all'attacco delle posizioni nemiche sulla montagna di Bligny. L'operazione, condotta con risoluto slancio, porta in un primo tempo le nostre fanterie all'occupazione del boschetto di q. 197; il nemico però accorre, contrattacca con poderose forze e costringe i nostri a ritornare nelle posizioni di partenza. I primi giorni di battaglia si chiudono così, in complesso, a conti pari, ma il nemico ha appreso a sue spese che le truppe italiane hanno la forza non solo di resistere, ma anche di attaccare con valore. 
     Il 15 luglio alle ore 0,10' le artiglierie nemiche d'ogni calibro aprono un violentissimo fuoco sull'intera fronte della brigata con largo uso di proiettili a gas e liquidi velenosi. Poco prima delle quattro, folte colonne tedesche d'attacco, intramezzate e sostenute da numerosi carri d'assalto, irrompono d'ogni dove. 
     La difesa del caposaldo del Bois des Eclisses, presidiata da un battaglione del 408° reggimento francese e dal II/51° italiano viene sorpassata, e dopo le 6,30, non senza una resistenza estrema, è travolta dalle masse nemiche. Minacciato sul tergo, anche il I/51°, dopo aspra lotta, conteso il terreno palmo a palmo, è costretto a ripiegare. I superstiti del 51°, ridotti a 28 ufficiali e 493 uomini, si riuniscono sulle posizioni della 2° linea, al Bois de Courton, per riordinarsi. In questa giornata la brigata ha 13 ufficiali morti e 25 feriti e più di 2000 uomini fuori combattimento. 
     Il 16 luglio, il nemico muove di nuovo all'attacco fin dal mattino contro le nuove linee tenute dal 408° reggimento francese e dal II e III/52°, i quali operano alla diretta dipendenza del 408°. Le truppe resistono tenacemente per lunghe ore, ma nel pomeriggio una colonna tedesca riesce a incunearsi tra i reparti francesi nel Bois de Courton, minacciando alle spalle tutta la linea. Il comandante del 408°, per fronteggiare la situazione, dà ordine ai battaglioni del 52° di ripiegare su Paurcy e sostarvi a protezione dei movimenti del 408°. 
     Il 17 luglio i reparti del 52°, quasi accerchiati, dopo fieri combattimenti riescono a ripiegare a sera sulla via di Courtagnon-Le Cadran. 
     Il 19 luglio, la brigata Alpi si trasferisce a Diampevel, in zona di riposo, per riordinarsi. 
     L'avanzata germanica è ormai per sempre fiaccata e la brigata, tornando a metà di settembre in linea, troverà il nemico impegnato a trattenere la controffensiva nostra. 
     Il 16 settembre la brigata dà il cambio alla 153° brigata nord-americana nel settore di Vauxcère, a sud dell'Aisne. Successivamente, mentre gli alleati avanzano tra Oise ed Aisne, vengono eseguite dalla brigata ricognizioni verso il canale laterale dell'Aisne per constatare la consistenza dell'occupazione nemica sul canale e sul fiume stesso. Durante questo periodo l'attività dei Cacciatori delle Alpi si riduce ad un'intensa azione di pattuglie esploranti, che tengono in rispetto e in allarme il nemico, spiandone i movimenti. Piccole operazioni di tal genere sono condotte, per esempio, il 30 settembre nella regione di Hauterive Château unitamente a reparti della 62° divisione francese. Altre minori verso Pont-Arcy, il Bois de la Cendrière e lungo tutto l'argine del canale. 
     Il giorno 9 ottobre, la linea d'osservazione viene spinta in tutti i punti sulla sponda meridionale del canale, ed il 10, mentre le altre truppe italiane avanzano oltre il canale Oise-Aisne, i battaglioni del 51° fanteria, vinta la resistenza opposta dal nemico, passano il canale laterale dell'Aisne su passerelle improvvisate, e nelle prime ore dell'11 ottobre raggiungono a nord dell'Aisne gli obbiettivi assegnati.
Durante la giornata l'avanzata prosegue e, infranta la resistenza che il nemico oppone con nuclei di fanteria armati di mitragliatrici, sono occupate le trincee immediatamente a sud della cresta dello Chemin des Dames. 
     Il 12 ottobre l'avanzata incontra minor resistenza così che l'occupazione viene spinta sulla cresta dello Chemin des Dames, mentre il II battaglione, con vigoroso e brillante attacco, sotto nutrito fuoco nemico, passa il torrente Ailette. Può così tutta la brigata raggiungere il villaggio di Neuville e proseguire per Arrancy, che occupa il giorno 13. Il giorno 14 trovasi a Montaigu e con reparti del 52° nei pressi di Sissonne ove sviluppansi le poderose difese della Hunding Stellung, dietro la quale il nemico intende arrestare per qualche tempo la sua ritirata. 
     Il 23 ottobre il 52° fanteria, dando il cambio al 20° reggimento, si schiera a Sissonne nelle posizioni di 1° linea, spingendo ricognizioni allo Chauffour, che sono accolte da violenti raffiche di mitragliatrici. Nei giorni successivi il nemico mantiene energica sorveglianza ed attività su tutta la linea occupata. 
     Il 4 novembre, pattuglie uscite in esplorazione constatano la presenza del nemico nelle trincee della Hunding Stellung e nelle occupazioni avanzate di M. d'Isles, di Marengo, della Chaussee di Marengo, della linea Premissomont-Mon Plaisir. 
     Nella notte sul 5 novembre reparti del I/51°, malgrado un forte bombardamento nemico con proiettili a gas tossici, riescono ad occupare il quadrivio e le case dello Chauffeur; all'alba è constatato che il nemico ha iniziato un nuovo ripiegamento. Viene allora subito intrapresa l'avanzata lungo la direttrice Lappion, Dizy, le Gros, Rozoy-sur-Serre. 
     La brigata giunge a Rozoy il 6 novembre; il 10 è a Rimogne, ove sosta in conseguenza della conclusione dell'armistizio, che entra in vigore dalle ore 11 dell'11 novembre.