Angelo Presciutti
Angelo Presciutti, di Maria Maddalena, classe 1889, 201° reggimento fanteria
Angelo ripeteva in continuazione che il 15 giugno 1918 aveva visto l’inferno. Combatte nella brigata SESIA, e durante l’offensiva Austriaca del 15 giugno la brigata riceve un ordine perentorio, terribile: bisogna sacrificarsi fino all’ultimo uomo per arginare l’offensiva nemica. Angelo combatte con coraggio, viene ferito ma rimane al suo posto, sotto una grandine di fuoco e piombo. Il suo racconto è drammatico:
“Non si capiva più niente, morti da tutte le parti, un rumore assordante.
L’ordine era chiaro: non abbandonare la posizione, dovevamo morire sul posto per arrestare il più possibile l’avanzata nemica. Vedo avanzare verso la nostra postazione centinaia di austriaci, mi giro per incitare i miei compagni ma ero rimasto solo. La ferita non mi fa capire niente, il dolore è lancinante: mi prendono prigioniero”. Dopo mesi di prigionia può fare finalmente ritorno a Gualdo Tadino.
Angelo viene insignito della medaglia d’argento per l’eroismo dimostrato in quelle drammatiche giornate. Per meglio comprendere l’evento, si trascrivono alcuni passi tratti dal Diario Storico della brigata SESIA:
“All’inizio dell’offensiva nemica (15 giugno) essa è schierata dal Fortino triangolare (sull’Argine regio) a C. Broli. Sferratosi l’attacco, mentre il III/202° impedisce al nemico, giunto a sorpresa sull’isola Vittoria, di porre piede sulla sponda destra del Piave, il I/201° accorre da Molino Novo al caposaldo di C. Pasqualin per rioccuparlo, portare la difesa sull’Argine regio e di là spingersi, lungo lo stesso, fino a Fagarè e Bocca Callalta, ove dovrà collegarsi colla brigata Cosenza. L’8° compagnia del 202°, accorsa in difesa di Saletto che il nemico, passato tra le isole Como e Pisa, minaccia di occupare, lo arresta, gli infligge gravi perdite e gli prende 400 prigionieri e due mitragliatrici. Tutti i reparti della brigata, compreso il battaglione complementare, chiamato in linea, si battono con ammirevole slancio per respingere l’invasore a costo di gravi sacrifici di sangue. L’Argine regio è più volte preso e perduto; Molino della Sega, C, Pasqualin, C. Pastori, sono i perni della difesa intorno ai quali la lotta maggiormente infuria. Nei giorni 16 e 17 la resistenza della brigata è pari al compito ricevuto, che è quello di sacrificarsi sul posto ma non cedere, e le perdite subite sono un indice efficace del sacrificio: 119 ufficiali e 3331 militari di truppa, compreso un rilevante numero di dispersi”.